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martedì 14 luglio 2015

Moneta e inflazione (1/3) - l'equazione degli scambi

In vari articoli abbiamo accennato alla relazione tra aumento della quantità di moneta ed aumento dei prezzi (inflazione). Oggi cercheremo di spiegarla in maniera più approfondita.


Consideriamo il seguente esperimento concettuale. Cosa accadrebbe se stanotte venisse aggiunto uno "zero" ad ogni moneta metallica, banconota, assegno, conto corrente, etc in circolazione? Ogni banconota da 10 € diventerebbe una banconota da 100 €; ogni moneta da 2 € diventerebbe una moneta da 20 €; etc. Quindi domani il mondo sarebbe esattamente uguale a oggi, ma la quantità di moneta in circolazione risulterebbe effettivamente decuplicata. Domanda: saremmo tutti 10 volte più ricchi, cioè potremmo comprare 10 volte più cose rispetto a prima?

Purtroppo la risposta è "no". Dal momento che il numero di beni/servizi acquistabili rimarrebbe inalterato, non saremmo né più né meno ricchi di prima. L'unica cosa a cambiare sarebbero i prezzi: decuplicherebbero anch'essi [1]. Questo inevitabile risultato può essere spiegato semplicemente con la legge della domanda e dell'offerta. La decuplicazione della quantità di moneta - effettuata nella maniera sopra descritta - decuplica istantaneamente la domanda di beni/servizi, lasciandone però inalterata l'offerta; perciò i prezzi sono costretti a decuplicare. Oppure: decuplicare l'offerta di moneta, a parità della sua domanda, ne riduce il valore a 1/10; cioè viene decuplicata la cifra necessaria a comprare ciascun bene. Ovviamente lo stesso ragionamento può essere applicato a qualunque incremento/decremento della quantità di moneta.

Possiamo vedere la faccenda anche da un punto di vista matematico. Il Prodotto Interno Lordo (PIL) nominale di un paese descrive il valore monetario dei beni/servizi finali prodotti annualmente in uno Stato. Ogni volta che viene acquistato un bene/servizio finale, il PIL aumenta. Perciò il PIL è pari al prodotto della moneta in circolazione (M) per il numero medio annuale di volte in cui viene usata per acquistare beni/servizi finali (V). La quantità V è detta "velocità di circolazione della moneta". D'altra parte, il PIL è pari anche al prodotto della quantità di beni/servizi finali realizzati (Q) e del loro prezzo medio ponderato di vendita (P). Si ottiene così la cosiddetta equazione degli scambi:

M V = Q P

Questa è un'identità, cioè un'uguaglianza sempre vera [2]. Essa ci dice che, per esempio, decuplicare M a parità di V e Q ha l'unico effetto di decuplicare P - come abbiamo visto poco sopra. Quindi, a parità di tutti gli altri fattori, un aumento della quantità di moneta causa un aumento dei prezzi. Ma cosa si può dire se gli altri fattori (Q e V) non rimangono costanti nel tempo? Sia la quantità di beni/servizi prodotti, sia la velocità di circolazione della moneta possono aumentare o diminuire. In tal caso, si può dire che un aumento della quantità di moneta porta i prezzi ad un livello più alto di quanto sarebbe stato altrimenti.

La politica monetaria operata dalle Banche Centrali (BC) si basa su questi concetti di economia. Alcune scuole di pensiero economiche ritengono dannoso [3] qualsiasi calo del livello dei prezzi (deflazione), perciò l'obiettivo tipico di una BC è fare in modo che i prezzi salgano ogni anno (inflazione). Di solito le BC dei paesi più sviluppati si prefissano di raggiungere un tasso di inflazione pari al 2% su base annua. Per fare ciò, aumentano l'offerta di moneta (cioè il prodotto M V) più di quanto aumenta la produzione di beni/servizi finali (cioè Q). Per aumentare l'offerta di moneta una BC può:
  1. aumentare M, creando base monetaria per comprare un maggior numero di titoli finanziari; 
  2. aumentare V, diminuendo i tassi d'interesse [4,5]. 
Queste operazioni costituiscono una politica monetaria espansiva. Qualora invece il tasso d'inflazione superi l'obiettivo prefissato, la BC può adottare una politica monetaria restrittiva - vendere i titoli finanziari in suo possesso ed aumentare i tassi d'interesse. Dunque l'inflazione è un fenomeno prettamente monetario: la BC, influenzando l'offerta di moneta, fa aumentare i prezzi anno dopo anno [6].

Tasso d'inflazione annuale degli Stati Uniti, prima e dopo l'indipendenza dalla Gran Bretagna. Si può notare che, dalla nascita della BC statunitense (1913) in poi, gli episodi di deflazione vanno a rarefarsi. 

Da quanto abbiamo appena visto, nel mondo reale la creazione di moneta non avviene come descritta nel nostro esperimento concettuale: la nuova moneta non viene "distribuita uniformemente" tra tutti gli attori economici, ma piuttosto viene iniettata nel settore finanziario - o, nel caso della monetizzazione dei deficit statali, nel settore pubblico. Questo significa che qualcuno la riceve per primo, e qualcuno per ultimo. Mentre nel nostro esperimento concettuale l'unico cambiamento riguarda i prezzi, lasciando inalterato tutto il resto, nella realtà possono avvenire cambiamenti nella struttura produttiva ed effetti redistributivi. In pratica, chi riceve per primo la nuova moneta ottiene un vantaggio a spese di chi la riceve per ultimo [7]. Questo fenomeno fu notato già nel diciottesimo secolo dall'economista francese Richard Cantillon, da cui il nome di effetto Cantillon. Questo è il motivo per cui l'inflazione elevata - dovuta a una politica monetaria espansiva - viene considerata (ed è) dannosa per l'economia di un paese. Se invece la moneta venisse distribuita uniformemente (come nel nostro esperimento concettuale), cioè se non ci fosse effetto Cantillon, allora un tasso d'inflazione elevatissimo non costituirebbe alcun problema; ma, d'altra parte, non avrebbe alcun senso creare moneta in tal modo.

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Weierstrass 

[1] Vediamo una dimostrazione semplice ed intuitiva. Supponiamo di convertire gli euro in una nuova valuta, la neo-lira, con un cambio 1 € = 1 £. Tutto ciò che prima costava 1 € viene adesso venduto a 1 £. Supponiamo poi di tornare agli euro, con un nuovo tasso di cambio: 1 £ = 10 €. Tutto ciò che prima costava 1 £ viene adesso venduto a 10 €. In sostanza: la quantità di euro in circolazione è decuplicata (ogni euro, alla fine della fiera, è stato convertito in 10 €), ed anche i prezzi sono decuplicati. 

[2] Per essere precisi, le quantità M e V vengono definite assieme. Se M rappresenta la base monetaria, V è la velocità di circolazione della base monetaria; se invece M rappresenta la liquidità primaria (cioè la somma di base monetaria e depositi bancari), allora V è la velocità di circolazione della liquidità primaria; etc. Dipende da quale definizione di moneta viene scelta. 


[3] Qui ci sarebbe parecchio da discutere, ma non è materia per questo articolo. Comunque anche tra gli economisti più ortodossi si sta facendo strada l'idea che non ci sia nulla da temere dalla "deflazione da produttività", cioè dal calo dei prezzi dovuto a miglioramenti nella capacità produttiva. 


[4] Da notare che le due opzioni, fondamentalmente, coincidono. Comprando più titoli finanziari, la BC ne aumenta la domanda e quindi ne diminuisce il rendimento (cioè il tasso d'interesse). Viceversa, per diminuire i tassi d'interesse, la BC deve aumentare le riserve bancarie; ovvero deve aumentare la base monetaria tramite un maggior acquisto di titoli finanziari. Abbiamo visto questi concetti anche nell'analisi delle bufale signoraggistiche


[5] Un'eccezione a questa regola può verificarsi quando, in assenza di inflazione, i tassi d'interesse nominali vengono portati a livelli molto bassi. Poiché diminuisce l'incentivo a prestare denaro anziché a detenerlo, tale manovra può aumentare la domanda di moneta e diminuirne la velocità di circolazione.


[6] Ovviamente gli shock nella produzione di beni/servizi finali - come i danni causati da un uragano o da un bombardamento - possono influire sui prezzi. Ma si tratta, appunto, di aumenti limitati nel tempo. Un continuo aumento dei prezzi è invece dovuto alla politica monetaria. 


[7] In questo caso, infatti, i prezzi non si aggiustano immediatamente. Il primo che riceve la nuova moneta può acquistare beni/servizi allo stesso prezzo di prima, quindi ha una maggiore capacità d'acquisto; il livello dei prezzi sale solo successivamente, via via che quel denaro inizia a circolare. Invece l'ultimo che riceve quel denaro si trova di fronte a prezzi maggiorati, quindi ha una minore capacità d'acquisto. Inoltre alcuni prezzi salgono prima o più di altri, modificando le scelte imprenditoriali che si basano su di essi. 

11 commenti:

  1. Scive Mises "[La teoria quantitativa della moneta] è un’applicazione della teoria generale della domanda e dell’offerta riferite al caso speciale della moneta. Il suo merito consisente nel tentativo di spiegare come viene determinato il potere d’acquisto della moneta utilizzando lo stesso ragionamento impiegato per spiegare tutti gli altri rapporti di scambio. Il suo difetto è invece quello di essere una interpretazione olistica. Guarda al totale dell’offerta di moneta di una comunità e non alle azioni degli individui e delle imprese. Una conseguenza di questo punto di vista erroneo è l’idea che prevalga una proporzionalità tra le variazioni della quantità totale di moneta ed i prezzi monetari dei beni. Ma i suoi critici non riuscirono a tirar fuori gli errori inerenti nella teoria quantitativa e sostituirla con una più soddisfacente. Non cercarono di combattere quello che era sbagliato nella teoria ma attaccarono, al contrario, il suo nucleo di verità. Il loro intento era di negare che ci fosse una relazione causale tra i movimenti della quantità di moneta e quelli dei prezzi. Questo loro rifiuto li imprigionò in un labirinto di errori, contraddizione e nonsenso». E conclude «La teoria monetaria moderna prende il testimone lasciato dalla tradizionale teoria quantitative, partendo da dove riconosce che i cambiamenti nel potere d’acquisto della moneta devono essere trattati secondo i principi applicati a tutti gli altri fenomeni di mercato e che esiste una connessione tra le variazioni nella domanda e nell’offerta di moneta da una parte ed il potere d’acquisto di quest’ultima dall’altra». Seppur si accettano i termini generali dell' equazione non esiste alcuna causalita fra i termini P, Q, M e V essendo un identità contabile si tratta semplicemente di una fotografia degli scambi monetari effettuati in un certo luogo durante un certo periodo di tempo. É infatti corretto affermare che se si stampano soldi e si aumenta la moneta in circolazione allora, prima o poi, aumenteranno anche i prezzi, ma legare le due cose in forma matematica ed automatica fa perdere di vista il processo causale con cui l’aumento della moneta farà "effettivamente" aumentare i prezzi.

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    1. Concordo col virgolettato di Mises. Infatti l'articolo cita l'effetto Cantillon proprio per sottolineare quello di cui l'equazione degli scambi non tiene conto: alcuni individui beneficiano (mentre altri vengono danneggiati) dalla creazione di moneta.
      Inoltre viene spiegato che Q e V possono variare, ma ciò non impedisce di stabilire una relazione di causalità tra M e P. Concordo infatti che non ci sia una relazione automatica tra le due quantità, ma si può sempre dire che un aumento di M porterà P a un livello più elevato di quanto sarebbe stato altrimenti.

      Dal mio punto di vista, l'equazione degli scambi è uno strumento per spiegare in maniera relativamente semplice il rapporto tra prezzi e quantità di moneta. In fin dei conti, si basa sulla legge della domanda e dell'offerta. Dipende quindi da che uso viene fatto di tale strumento: se didascalico, o se predittivo.

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  2. "In fin dei conti si basa sulla legge della domanda ed offerta". Questo è quanto sostiene Keynes nella teoria sulla preferenza per la liquidità : quando gli individui ricevono un reddito, per prima cosa decidono quanto allocare ai consumi e quanto “non spendere”. Successivamente sono messi di fronte ad un’altra decisione: cosa detenere sotto forma di moneta e depositi e cosa sotto forma di titoli. A questo punto Keynes definisce tre motivi per detenere moneta liquida 1) per le transazioni quotidiane (aquisti e pagamenti) 2) Per far fronte a spese impreviste 3) per ragioni speculative. Ma cosa viene determinato dall' intersezione dell' offerta e della domanda di trattenere liquidita? Il tasso di interesse. A parte il fatto sia una teoria discutibile non spiega il livello dei prezzi, secondo keynes l' aumento dei prezzi ci sarebbe se la domanda globale superasse la capacita produttiva del sistema. L'appunto che fa relativamente alla variazione delle quantita di Q e V è precisamente il cavallo di battaglia dei keynesiani per dimostarare che le politiche espansive attuate dalle BC non portano ad inflazione dei prezzi giustificandola come segue : se M aumenta ma V diminuisce non cambiano i termini alla destra dell' equazione. Quello che sottolinea Mises è precisamente la strumentalizzazione dell' equazione in ambito accademico che spesso serve a giustificare gli interventi delle BC percui effettivamente l' uso di tale strumento è quello che cita nel secondo caso (predittivo). L' appunto sull' effetto Cantillon ci sta ma più che altro per spiegare l' effetto redistributivo dell' espansione monetaria.

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    1. In realtà, mi riferivo al fatto che il lato sinistro dell'identità rappresenta la domanda di beni (cioè l'offerta di moneta al fine di ottenere beni) mentre il lato destro rappresenta l'offerta di beni (cioè la domanda di moneta in cambio della cessione di beni). Mi sono rifatto, cioè, a ciò che ha scritto Mises all'inizio del virgolettato.

      Dal mio punto di vista, dire che il livello dei prezzi sarà più elevato di quanto sarebbe stato altrimenti è un argomento contro l'aumento della quantità di moneta. I prezzi possono aumentare solo dell'1% in un determinato anno, ma magari (in assenza di creazione di moneta) sarebbero calati del 3%: questo significa che i miei risparmi ed il mio stipendio hanno perso una parte del potere d'acquisto che avrebbero potuto avere. Lo scopo dell'articolo era trasmettere questo concetto.

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    2. Non riesco a visualizzare il suo ultimo commento, eppure mi è arrivato un avviso della sua pubblicazione. Qualora volesse, potrei ripubblicarlo senza problemi.

      Comunque, per quanto riguarda la sua domanda, la risposta è che i prezzi dovrebbero essere liberi di scendere (per esempio, in seguito ad una maggiore offerta di beni). La BC non dovrebbe ostacolare tale processo. Quindi - in tale scenario - mi aspetterei che i salari nominali rimangano più o meno stabili, contemporaneamente ad un calo dei prezzi.

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    3. Si ecco concordiamo su questo punto. Per inciso la mia più che una critica allo strumento didattico che utilizza (la suddetta equazione) voleva essere una critica alla strumentalizzazione che se ne fa giustificando gli inutili interventi di politica monetaria che poi quando si rivelano un flop, gli acerrimo keinesiani sono sempre pronti ad avanzare le ragioni più bislacche. Molto peggio però è quando pur consci del fatto che politiche espansive possono dar luogo ad inflazione nel caso delle attuali misure straordinare non contemplano minimamente questa possibilità perché "fino ad ora non si è osservato un sensibile aumento dei prezzi". Quindi effettivamente io sono contrario all' aumento dello stock di moneta quando si tratta di moneta Fiat, è come ho già detto in passato che non sia coperta da un qualcosa di tangibile come l'oro

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    4. luarnalubre (06:32):
      Beh in effetti ha centrato il punto con una piccola precisazione : "contro l'aumento di moneta Fiat". Inoltre ho già espresso la mia riluttanza più volte relativamente alle teorie nefaste come l' MMT, e la pratica della riserva frazionaria. Per inciso comprendo che a scopo didattico utilizzi questo strumento nel suo articolo, la mia obiezione più che altro è motivata dal dibattito a cui assistito quotidianamente relativamente sulle politiche monetarie, in particolare alle giustificazioni che tirano in ballo gli acerrimi Keynesiani (quindi non lei) pur di non ammettere che tali politiche sono non solo inutili ma addirittura nefaste. Ora una cosa che però non mi è chiara riguardo alla sua posizione è quanto detto relativamente al calo del potere d'acquisto perché a me risulta che il potere d'acquisto è una conseguenza dell' inflazione monetaria e non il contrario. Inoltre qua non si parla di un aumento di stock di moneta dell' 1% con il QE tale percentuale è stata ampiamente superata. Mi sorge spontanea una domanda : secondo lei è meglio che i salari rincorrano i prezzi o un livello più o meno costante dei salari nominali e prezzi che decrescono?

      luarnalubre (14:39):
      Si ecco concordiamo su questo punto. Per inciso la mia più che una critica allo strumento didattico che utilizza (la suddetta equazione) voleva essere una critica alla strumentalizzazione che se ne fa giustificando gli inutili interventi di politica monetaria che poi quando si rivelano un flop, gli acerrimo keinesiani sono sempre pronti ad avanzare le ragioni più bislacche. Molto peggio però è quando pur consci del fatto che politiche espansive possono dar luogo ad inflazione nel caso delle attuali misure straordinare non contemplano minimamente questa possibilità perché "fino ad ora non si è osservato un sensibile aumento dei prezzi". Quindi effettivamente io sono contrario all' aumento dello stock di moneta quando si tratta di moneta Fiat, è come ho già detto in passato che non sia coperta da un qualcosa di tangibile come l'oro

      luarnalubre (15:16):
      Non capisco per quale motivo non li pubblica, se può ripubblicarli io non ho nulla in contrario pare che io proprio non riesco

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  3. Beh in effetti ha centrato il punto con una piccola precisazione : "contro l'aumento di moneta Fiat". Inoltre ho già espresso la mia riluttanza più volte relativamente alle teorie nefaste come l' MMT, e la pratica della riserva frazionaria. Per inciso comprendo che a scopo didattico utilizzi questo strumento nel suo articolo, la mia obiezione più che altro è motivata dal dibattito a cui assistito quotidianamente relativamente sulle politiche monetarie, in particolare alle giustificazioni che tirano in ballo gli acerrimi Keynesiani (quindi non lei) pur di non ammettere che tali politiche sono non solo inutili ma addirittura nefaste. Ora una cosa che però non mi è chiara riguardo alla sua posizione è quanto detto relativamente al calo del potere d'acquisto perché a me risulta che il potere d'acquisto è una conseguenza dell' inflazione monetaria e non il contrario. Inoltre qua non si parla di un aumento di stock di moneta dell' 1% con il QE tale percentuale è stata ampiamente superata. Mi sorge spontanea una domanda : secondo lei è meglio che i salari rincorrano i prezzi o un livello più o meno costante dei salari nominali e prezzi che decrescono?

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  4. Non capisco per quale motivo non li pubblica, se può ripubblicarli io non ho nulla in contrario pare che io proprio non riesco

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    1. Per qualche motivo, il sistema li ha messi automaticamente nella cartella dello spam. Onestamente è la prima volta che mi capita su questa piattaforma, perciò ci ho messo un po' di tempo a capire quale fosse il problema. Ora dovrebbero essere visibili.

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    2. Ok si li vedo relativamente al calo del valore dei risparmi devo aver capito il contrario di quanto diceva

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