Cerca nel blog

domenica 31 maggio 2015

Le bufale del signoraggismo (1/6) - il debito pubblico

Ho affrontato la teoria del complotto del signoraggio in una serie di video pubblicati sul mio canale Youtube. Voglio qui riassumere le principali tesi di tale teoria e le relative confutazioni. In sintesi, i signoraggisti sostengono che: 
  1. Il debito pubblico è causato dall'emissione di moneta operata dalla Banca Centrale (BC), la quale crea denaro a costi esigui ma lo presta al suo valore nominale. 
  2. E' impossibile pagare gli interessi su tale debito, a meno di aumentare ancora di più il debito pubblico. 
  3. Le Banche Centrali sono soggetti privati ed ottengono un lauto guadagno dall'emissione di moneta (reddito da signoraggio)
  4. Le Banche Centrali commettono il reato di falso in bilancio, poiché iscrivono al passivo la quantità di moneta da loro emessa. 
  5. Le banche commerciali, praticando la riserva frazionaria, creano moneta dal nulla.
La conclusione di suddette tesi è che l'emissione di moneta da parte della BC sia la causa dei problemi di finanza pubblica, generando una spirale senza fine di indebitamento pubblico. La (presunta) soluzione a questo (presunto) problema consiste quindi nell'abolire le Banche Centrali e nel consentire ai Governi di creare e spendere direttamente tutto il denaro di cui hanno bisogno. Inoltre i signoraggisti propongono di nazionalizzare le banche commerciali. Ma le cose stanno proprio così? 


Iniziamo dalla prima tesi signoraggistica: l'emissione di moneta indebita lo Stato? Per rispondere, è necessario conoscere come viene emessa la moneta.
E' certamente vero che una BC crea denaro dal nulla, poiché è la legge statale a consentirlo. Come abbiamo visto nel precedente articolo, sono i Governi ad aver creato le BC e ad aver dato loro il monopolio dell'emissione di moneta legale. Tale moneta viene solitamente emessa tramite l'acquisto di titoli finanziari (che è equivalente alla concessione di prestiti [1,2]). Una BC può comprare titoli finanziari emessi da soggetti sia privati [3], sia pubblici. L'acquisto di titoli aumenta la base monetaria [4].

Arrivati a questo punto, possiamo già notare l'infondatezza della tesi signoraggistica. Infatti la BC non può obbligare qualcuno a emettere titoli finanziari, tantomeno lo Stato. Non c'è alcun motivo per cui lo Stato debba emettere titoli di debito pubblico e venderli alla BC. In mancanza di titoli pubblici, la BC comprerebbe solo titoli privati. Quindi l'emissione di titoli di Stato non è causata dall'emissione di moneta ma, piuttosto, può accadere il contrario. Spesso Governi altamente indebitati hanno ordinato alla propria BC di emettere nuova moneta e se la sono fatta prestare; in effetti, come abbiamo visto negli articoli sulla storia della moneta, le BC sono state create apposta per finanziare la spesa pubblica a deficit.
Ovviamente la creazione di moneta ha delle conseguenze poco piacevoli, tra le quali quella di alzare i prezzi (inflazione) sopra il livello a cui sarebbero altrimenti. Dal momento che un Governo ha un grosso incentivo a usare la BC per monetizzare i suoi deficit e poiché monetizzare i deficit crea inflazione elevata, nei paesi più sviluppati (Stati Uniti d'America, Unione Europea, Giappone, etc) sono state approvate leggi che vietano alla BC di comprare titoli pubblici direttamente dallo Stato. Per esempio, la BC giapponese (Banck of Japan, BoJ) non può partecipare alla aste dei titoli di Stato giapponesi; può acquistare solo i titoli pubblici che qualcuno ha già comprato in precedenza [5,6]. Idem per le BC dei paesi sopra citati [7].
Di conseguenza, è logicamente e praticamente impossibile che l'emissione di moneta da parte di una BC crei debito pubblico. Quest'ultimo nasce semplicemente dal fatto che il Governo desidera spendere più soldi di quanti ne riceve dalle tasse [8]. Il Governo vende titoli di debito pubblico a soggetti privati (banche, fondi di investimento, risparmiatori, etc) e solo successivamente la BC può scegliere di acquistare parte di quei titoli. In particolare, la BC acquista titoli pubblici o privati detenuti dalle banche ordinarie - cioè presta loro denaro a interesse.

Non è quindi una sorpresa il fatto che una BC detenga solitamente una parte minoritaria del debito pubblico del suo paese. Consideriamo il caso dell'Italia: la Banca d'Italia detiene 104 miliardi di debito pubblico italiano (dati 2013), cioè il 5% dei 2'069 miliardi totali [9]. Anche sommandoci il debito pubblico detenuto dalla Banca Centrale Europea (BCE), si arriva circa all'11% del totale (dati 2013). Perciò anche chi ignora il modo in cui opera la BC non può negare che almeno l'89% del debito pubblico non ha nulla a che fare con la politica monetaria.
Il fatto che l'indebitamento pubblico derivi dalle scelte operate dai Governi in materia di politica fiscale - e non dalla politica monetaria - è sottolineato da un'altra constatazione: il debito statale varia enormemente da paese a paese. E' pari all'8.5% del Prodotto Interno Lordo (PIL) in Estonia, al 21.1% in Lussemburgo, al 27.2% in Australia, al 50.1% in Danimarca, al 127.0% in Italia, al 158.5% in Grecia e al 237.9% in Giappone (dati 2012) solo per fare alcuni esempi. In tutti questi paesi è presente una BC [10], ma alcuni Governi sono pesantemente indebitati mentre altri no; evidentemente sono altri fattori a determinare il diverso livello di debito pubblico.

Dopo aver appurato che le BC non indebitano i loro Governi e che non detengono nemmeno la maggior parte del debito pubblico, che dire del fatto che prestano [11] a valore facciale la moneta da loro creata a un costo irrisorio? Dal momento che produrre una banconota da 100 € (valore facciale) costa 30 centesimi (valore di stampa), i signoraggisti ritengono che la BC dovrebbe prestarla e chiedere la restituzione dei soli 30 centesimi.
E' certamente vero che la moneta emessa da una BC ha un costo di produzione molto basso o addirittura nullo, essendo di natura cartacea (banconote) o elettronica (riserve bancarie). Questo però non giustifica l'idea di prestarla al valore di stampa anziché a quello facciale. Chi ottiene in prestito quei 100 € (cioè, nell'attuale sistema, una banca ordinaria) può comprare 100 € di beni/servizi, perciò è ovvio che debba restituire altrettanto e con gli interessi. Non ci sarebbe alcuna logica nel prestare a una banca 100 € e, alla scadenza del prestito, farle restituire solo 30 centesimi; evidentemente ciò costituirebbe per la banca un guadagno tanto notevole quanto immeritato. I signoraggisti auspicano che la BC presti quei 100 € al Governo (o addirittura che glieli regali) e non alle banche, ma la sostanza non cambia: ciò che è illogico in un caso lo è anche nell'altro, indipendentemente dal fatto che ad essere beneficiato sia il Governo anziché una banca.

CONTINUA

Weierstrass

[1] Facciamo un esempio. La società Taldeitali emette un'obbligazione (cioè un titolo finanziario) con valore facciale di 100 € e scadenza tra due anni. Tizio compra l'obbligazione al prezzo di 97 €. Quindi, allo scadere dei due anni, l'obbligazione matura e Tizio riceve 100 € dalla società Taldeitali. L'intera operazione è perciò equivalente a un prestito: è come se Tizio avesse prestato 97 € alla società Taldeitali per due anni, chiedendo in cambio 3 € di interessi. 

[2] Oltre all'acquisto di titoli finanziari, una BC può concedere direttamente dei prestiti. Per esempio, nel 2014 la Banca Centrale Europea (BCE) ha prestato notevoli somme alle banche europee tramite l'operazione Tltro. Come si è già fatto notare, tuttavia, l'acquisto di titoli non è altro che una forma di prestito (e viceversa). 


[3] Per esempio, tra il 2009 e il 2010 la Federal Reserve - cioè la Banca Centrale degli USA - ha comprato 1250 miliardi di dollari in obbligazioni ipotecarie (mortgage-backed securities, MBS). 


[4] Ovviamente una BC può anche vendere i titoli precedentemente comprati e, in tal caso, la base monetaria diminuisce. Perciò l'acquisto/vendita dei titoli finanziari consente alla BC di alterare la base monetaria nella maniera che ritiene più opportuna per l raggiungimento dei suoi obiettivi istituzionali. 


[5] In termini tecnici, si dice che la BC può comprare titoli pubblici solo nel mercato secondario, e non sul mercato primario. Si veda questa descrizione del programma europeo di Quantitative Easing (QE).


[6] In questo modo il Governo giapponese deve trovare qualcuno disposto a prestargli soldi, poiché non può obbligare la propria BC a monetizzare i titoli di Stato di nuova emissione. Ciò ovviamente non gli impedisce di far comprare alla BC i titoli precedentemente emessi, ma diminuisce (anche di poco) la tentazione a ricorrere alla stampa di moneta. 


[7] Nel caso dell'Italia e degli altri paesi membri dell'UE, per esempio, vige l'articolo 101 del Trattato che istituisce la Comunità Europea: "E' vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della BCE o da parte delle banche centrali degli Stati membri [...] a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali [...] così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali".


[8] Poiché la spesa pubblica compra consenso elettorale, mentre le tasse la erodono, i Governi sono incentivati ad aumentare la prima più delle seconde. E quindi tendono ad aumentare il debito pubblico. 

[9] Nel 2011, come si vede dall'immagine in copertina, la Banca d'Italia deteneva il 4% del debito pubblico italiano. 


[10] Peraltro Estonia, Lussemburgo, Italia e Grecia adottano la stessa moneta e, perciò, la stessa politica monetaria. 


[11] Come già detto, l'acquisto di titoli finanziari equivale a un prestito. 

Nessun commento:

Posta un commento