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mercoledì 27 maggio 2015

La riserva frazionaria

In un precedente post abbiamo visto che le banche fanno da intermediari tra chi risparmia e chi prende denaro a prestito [1]. In quell'articolo ci si riferiva al periodo storico di free banking, rispetto al quale la situazione odierna è diversa per alcuni aspetti. Tuttavia il ruolo delle banche è rimasto lo stesso, benché sottoposto ad una notevole regolamentazione statale.
La riserva frazionaria è il meccanismo principale attraverso cui le banche erogano il credito raccolto dai risparmiatori. Benché si tratti di un processo ben noto e descritto a livello accademico, viene spesso frainteso [2]. Ciò mi ha spinto a scrivere questo articolo, che presto ci tornerà molto utile.


Cosa succede quando una persona firma un contratto di deposito bancario, cioè quando affida il proprio denaro a una banca? Succede che la banca ottiene la proprietà del denaro [3] fino a quando il depositante non deciderà di riprenderselo (tramite un prelievo). In questo modo la banca può prestare parte di quel denaro e tenere a riserva il resto. I soldi prestati producono degli interessi, con cui vengono remunerati sia la banca sia il depositante; invece le riserve servono a soddisfare eventuali prelievi da parte del depositante. Chiaramente esiste il rischio che le richieste di prelievo superino le riserve a disposizione della banca, ma - visto il gran numero di depositanti [4] - è possibile misurare statisticamente la quantità di denaro sufficiente a soddisfare i prelievi. Comunque, al fine di evitare situazioni di insolvenza [5], esiste un minimo legale che va tenuto a riserva. Nell'Unione Europea la riserva obbligatoria è pari al 2% dei depositi, perciò una banca che riceve 100 € in deposito ne può prestare (al massimo) 98. Gli altri 2 € devono essere tenuti a riserva presso la Banca Centrale (BC). Il meccanismo della riserva frazionaria è tutto qui: una (solitamente piccola) frazione dei depositi bancari viene tenuta a riserva, mentre il resto viene prestato. 
E' bene sottolineare che i depositi bancari sono prestiti concessi alle banche dai depositanti - cioè, detto altrimenti, sono debiti delle banche e crediti dei depositanti. Ciascun depositante cede il suo denaro a una banca per un certo periodo di tempo, ottenendo in cambio degli interessi; sono proprio queste le caratteristiche di un prestito. Fino a quando il depositante non preleva la cifra depositata, la banca ha un debito (il deposito bancario) nei suoi confronti. 

Arrivati a questo punto, entra in gioco il meccanismo del cosiddetto moltiplicatore dei depositi. Quando una banca concede un prestito, il debitore spende il denaro ricevuto. Solitamente tale denaro viene depositato in un'altra banca, che a sua volta lo usa per concedere un altro prestito. E così via. Questo processo porta ad una crescita (moltiplicazione) dei depositi bancari: la quantità finale di depositi bancari è un multiplo della cifra inizialmente depositata nella prima banca. Facciamo un esempio numerico. 

ESEMPIO 
Tizio deposita 100 € nella banca A, quindi i depositi bancari della banca A ammontano a 100 €. La banca A mette 2 € a riserva e presta i restanti 98 € a Caio. Caio compra 98 € di beni o servizi da Sempronio. 
Sempronio deposita 98 € nella banca B, quindi i depositi bancari delle banche A e B ammontano a (100 + 98) € = 198 €La banca B mette 1.96 € a riserva e presta i restanti 96.04 € ad Aldo. Aldo compra 96.04 € di beni o servizi da Giovanni. 
Giovanni deposita 96.04 € nella banca C, quindi i depositi bancari delle banche A, B e C ammontano a (100 + 98 + 96.04) € = 294.04 €. La banca C mette 1.92 € a riserva e presta i restanti 94.12 € a Giacomo. Giacomo compra 94.12 € di beni o servizi da Grazia. E così via. 

La quantità di denaro prestato di volta in volta va a ridursi per effetto della riserva obbligatoria. Parallelamente si nota un incremento dei depositi bancari (cioè dei debiti che il sistema bancario ha nei confronti dei depositanti). Da un punto di vista matematico, i depositi bancari possono crescere fino a un multiplo finito (pari all'inverso del coefficiente di riserva) del deposito iniziale. Se il coefficiente di riserva è pari (come nell'esempio) al 2% = 0.02, allora il moltiplicatore dei depositi è pari a 1 / 0.02 = 50. Se il deposito iniziale di Tizio è (come nell'esempio) di 100 €, allora i depositi bancari possono crescere fino a 5'000 €. Questo significa semplicemente che, dati 100 € in circolazione, la somma dei debiti del settore bancario può raggiungere la cifra massima di 5'000 €, mentre la somma dei prestiti concessi dalle banche può arrivare massimo a 4'900 €. 

Talvolta l'espressione moltiplicatore monetario viene usata come sinonimo per il moltiplicatore dei depositi, anche se tecnicamente si tratta di due quantità diverse [6]. Questa terminologia deriva dal fatto che spesso, in macroeconomia, l'offerta di moneta è un parametro più rilevante della base monetaria. Detto in maniera più semplice: non conta solo la quantità di moneta legale in circolazione (quella creata dalla BC, per intendersi) ma anche la sua velocità di circolazione. Il sistema bancario, tramite la riserva frazionaria, contribuisce a far "circolare" la moneta [7]. 
Anche a causa di questa sua caratteristica, c'è chi sostiene che il sistema bancario "crei moneta" tramite la riserva frazionaria. Eppure l'esempio sopra riportato sembra dimostrare il contrario: le banche A, B e C non creano denaro, ma prestano di volta in volta solo una parte del denaro già esistente. Si osserva solo un aumento dei debiti e dei crediti, che va di pari passo con l'aumentare dei prestiti concessi [8]. Lo stesso fenomeno si osserva nel caso di prestiti tra individui: se Tizio presta 100 € a Caio, che presta 98 € a Sempronio, che presta 96 € ad Aldo, etc i debiti e i crediti aumentano assieme ai prestiti concessi [9].

Per spiegare come mai si parli di "creazione di moneta" da parte delle banche, bisogna prima definire cosa si intende per moneta. Una definizione possibile è quella di mezzo di pagamento inconvertibile - ovvero banconote, monete metalliche e riserve bancarie presso la BC. La moneta così definita costituisce la cosiddetta base monetaria (M0). Abbiamo visto che il moltiplicatore dei depositi non aumenta la base monetaria, ed infatti la BC ne detiene il monopolio di emissione.
Altre definizioni di moneta comprendono vari mezzi di pagamento convertibili (in base monetaria). I depositi bancari rientrano in questa categoria. Sono convertibili, perché i depositanti possono usarli per prelevare banconote. Sono mezzi di pagamento, perché la gente li accetta in pagamento: spesso i depositanti possono effettuare acquisti o saldare debiti tramite assegni, bonifici e carte di credito [10]. La moneta così definita - cioè comprendente la base monetaria ed i depositi bancari - è detta liquidità primaria (M1). Abbiamo visto che il moltiplicatore dei depositi aumenta i depositi, quindi aumenta la liquidità primaria. Per questo motivo si dice anche che assegni, bonifici e carte di credito costituiscono la cosiddetta moneta bancaria.

In ogni caso, indipendentemente dalla scelta della definizione di moneta, resta vero che il settore bancario può solo aumentare o diminuire i suoi debiti - come del resto possono fare anche i normali cittadini. Ciò consente alle banche di far incontrare l'offerta e la domanda di risparmi, ovvero chi vuole prestare denaro e chi lo vuole prendere a prestito.

Weierstrass 

[1] Ovviamente il canale bancario non è l'unico a svolgere tale ruolo. Esistono altri tipi di intermediari, come (per esempio) i fondi di investimento. Inoltre esistono vari modi in cui un risparmiatore può finanziare direttamente aziende o persone. 

[2] Soprattutto su Internet, dove la complessità dell'argomento e l'ambiguità della terminologia economica (si vedano le varie definizioni di moneta) vengono sfruttate per divulgare clamorose bufale. Ogni riferimento alle teorie signoraggistiche è puramente voluto.  


[3] Infatti l'articolo 1834 del Codice Civile italiano stabilisce che: 

Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà, ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto.
[4] Per la legge dei grandi numeri, si può fare una stima delle richieste medie di prelievo in un dato periodo di tempo. Rimane comunque un certo grado di rischio, ma ciò caratterizza ogni attività imprenditoriale. 

[5] In realtà la riserva obbligatoria è un classico intervento statale che, pur benintenzionato, di solito ha effetti controproducenti. Un altro esempio è dato dall'assicurazione obbligatoria su depositi bancari. 

[6] Il moltiplicatore monetario è dato dal rapporto tra offerta di moneta (pari alla somma del circolante e dei depositi bancari) e base monetaria (pari alla somma del circolante e delle riserve bancarie presso la BC). Invece il moltiplicatore dei depositi è dato dal rapporto tra depositi bancari e base monetaria. Sono due quantità legate tra loro, ma diverse.


[7] In effetti, qualsiasi prestito o spesa - anche al di fuori del canale bancario - dà un contributo alla velocità di circolazione della moneta. 


[8] Detta così, sembra una cosa piuttosto ovvia - come effettivamente è. In un mondo senza prestiti, non ci sono né debiti né crediti. Ma, appena avviene un prestito di (per esempio) 100 €, i debiti ed i crediti diventano entrambi pari a 100 €. Se poi 98 € di quei 100 vengono nuovamente prestati, i debiti ed i crediti diventano entrambi pari a 198 €. E così via. 

[9] Da notare che, nel caso di prestiti tra individui, non c'è alcun obbligo di riserva. Il moltiplicatore monetario diventa teoricamente infinito. Se davvero la riserva frazionaria consentisse di creare moneta, a maggior ragione lo farebbero i prestiti tra individui - ma ovviamente nessuno sostiene che lo facciano! 


[10] Ovviamente assegni, bonifici e carte di credito vengono accettati perché sono facilmente convertibili in moneta legale. Quando Tizio fa un bonifico di 100 € a Caio, il deposito bancario di Tizio diminuisce di 100 € mentre quello di Caio aumenta della stessa cifra. Quindi Caio può prelevare in ogni momento 100 € in cartamoneta (moneta legale). Inoltre, se i conti di Tizio e di Caio non sono entrambi presso la stessa banca, allora la banca di Tizio trasferisce 100 € dalle sue riserve (moneta legale) a quelle della banca di Caio. 

59 commenti:

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  3. Cito testualmente un passo dal libro di Murray Rothbard Americas Great depression : "la proibizione di tale pratica (in riferimento alla riserva frazionaria) non sarebbe in effetti un atto di intervento statale sul libero mercato. Essa farebbe parte della generale difesa legale della proprietà dagli attacchi mossi nei suoi confronti; una difesa che nasce dall'esigenza dello stesso libero mercato" (pag 62). Successivamente espone l' impatto che ha la riserva frazionaria sulla struttura produttiva usando la prospettiva austriaca....

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    1. All'interno della scuola austrica esistono due correnti: una favorevole alla riserva frazionaria, ed una contraria. Il nodo della questione riguarda la natura dei depositi bancari. La corrente di Rothbard nega che i depositi bancari siano prestiti concessi alla banca da parte dei correntisti.
      Se i depositi bancari fossero universalmente considerati dei prestiti, invece, non si porrebbe alcun problema. Infatti, se Tizio presta 100 € a Caio, Caio può usare quella somma come meglio crede - anche prestarla a Sempronio. Rothbard non avrebbe avuto alcun problema con questa situazione.

      Prima di continuare, concordiamo su questa premessa?

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  4. No non concordiamo per due ragioni : La prima è che alcuni austriaci ammettono un coefficiente frazionario solo nel caso di un Gold standard perché questo fatto limita (o autoregola) l' espansione eccessiva dei crediti (o l' esposizione delle banche). Il secondo è che Rothbard (d'altra parte con alte austriaci fra i più noti attualmente Philip Bagus e Huerta de Soto) considera la riserva frazionaria esattamente come è giuridicamente: Un appropiazione indebita.

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    1. Non mi sono spiegato bene.
      La mia domanda è semplice: c'è qualcosa di economicamente e/o eticamente sbagliato nel fatto che il Soggetto-A presti TOT denaro al Soggetto-B per X unità di tempo, e che poi il Soggetto-B ne presti una parte al Soggetto-C per Y unità di tempo?

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    2. Più che eticamente giuridicamente dato che il contratto di deposito è incompatibile in tutti i suoi elementi con quello di prestito. Economicamente direi proprio di sì gli austriaci lo hanno spiegato dettagliatamente attraverso l' analisi dei cicli boom Bust indotti dall'espansione creditizia senza risparmio reale.

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    3. Nella mia domanda non parlo di depositi o di banche. Ho chiesto se prestare denaro sia economicamente e/o eticamente sbagliato. Non so se questa ulteriore precisazione cambierà la sua risposta, ma per certo nessun economista austriaco ha mai sostenuto che l'atto di prestare induca un ciclo boom&bust - anche perché, altrimenti, non sarebbero solo le banche a causarli.

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    4. Ricevo da Johnny 100, da restituire a Johnny.Presto quei 100 a TED.Non sono piu nella condizione di restituire quei 100 a Johnny.Perche li ho dati a TED. Poi chiamarlo deposito o prestito...poco conta. E' uno schema Ponzi.

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    5. @indeepdance Se devo restituire 100 a Johnny tra 2 anni, mentre devo ricevere 100 da Ted tra 1 anno, sono nella condizione di restituire i soldi a Johnny.

      Oppure: se devo restituire 100 a Johnny, ma non posso ancora riscuotere 100 da Ted, posso vendere sul mercato il mio titolo di credito nei confronti di Ted. Col ricavato restituisco i soldi a Johnny.

      O ancora: se devo restituire 100 a Johnny tra 2 anni, li posso risparmiare dai redditi che guadagno nel frattempo.

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  6. Dato che in questa sede stiamo discutendo sull' argomento specifico della riserva frazionaria mi mantengo sul tema. In primis si gli austriaci non criticano il prestito in se caso mai l' espansione dei prestiti senza che vi sia stato un previo risparmio da parte della società e non entro nei dettagli per ovvi motivi di spazio. Il punto è che molti liberali giustificano la frode bancaria della riserva frazionaria argomentando che un impresa (la banca lo è) deve essere libera di scegliere la propria strategia e questo è vero in parte poiché senza le istituzioni nel caso specifico il diritto di proprietà non sussistono le stesse fondamenta del liberalismo ed è precisamente ciò che afferma Rothbard. La riserva frazionaria incorpora la violazione di questo sacrosanto diritto. Quindi rispondendo alla sua domanda prestare incluso con interesse di per se non è eticamente ne economicamente sbagliato sempre che il contratto di prestito sia chiaro e non viziato. Mi stupisce che lo riduca in termini così semplicistici

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    1. Quindi, come avevo scritto nel primo commento, la questione nasce da come si considerano i depositi bancari. Rothbard li considera depositi, mentre altri (me incluso) li considerano prestiti.
      Il motivo per cui Rothbard ritiene che i depositi bancari non siano prestiti è la possibilità (per il correntista) di ritirare in qualsiasi momento una somma equivalente a quella ceduta alla banca. Per Rothbard, un prestito è tale se c'è una scadenza fissata: non si può chiederne la restituzione prima della scadenza. Se invece un prestito ha scadenza non fissata, allora (per esempio) il creditore può chiedere i suoi soldi in qualsiasi momento. E infatti esistono contratti di questo tipo, si chiamano "demand loan". Ma allora i depositi bancari sono esattamente prestiti con scadenza non determinata; scadono solo quando il correntista decide di prelevare o spendere dal suo c/c.
      Un altro modo di vedere la cosa è il seguente: il correntista compra moneta bancaria e vende moneta legale. La moneta bancaria è convertibile su richiesta, in qualsiasi momento, in moneta legale. In quest'ottica, il deposito bancario diventa un semplice contratto di acquisto.
      In ogni caso, sarebbe semplice aggirare un eventuale bando statale sulla riserva frazionaria. Per esempio, trasformando gli attuali depositi bancari in demand loans. Oppure i clienti della banca potrebbero concederle prestiti con scadenza molto breve (un giorno, un'ora, un minuto etc) automaticamente rinnovabili - a meno che il clienta chieda di riprenderseli. L'effetto sarebbe uguale a quello attuale, ma rispetterebbe appieno il criterio che abbiamo scritto nei commenti precedenti.

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  7. Continua a girare intorno al vero problema. Tanto per cominciare non è Rothbard a tracciare il confine fra i due contratti ma il diritto romano classico, che poi schiere di giuristi si siano prodigati nel viziarli mi è noto percui tutto il discorso sul prestito da parte dei risparmiatori alle banche è superfluo. Il fatto è che precisamente per la capacità delle banche di captare finanziamenti nel breve periodo ed indebitarsi nel lungo attraverso la creazione di nuovi prestiti e depositi fa abbassare artificialmente il tasso di interesse al di sotto di quello di mercato il che come spiegato egregiamente da Mises induce ad errori di investimento generalizzati da parte degli imprenditori che ingannati da un interesse base si lanciano in investimenti di lungo periodo che difficilmente culmineranno dato che non sono disponibili sufficienti risorse. Ed è semplice comprendere perché tali risorse scarseggiano : Perché i depositi non provengono da un risparmio volontario dovuto alla preferenza temporale degli attori di mercato ma dall'emissione di prestiti non coperti nel processo di espansione creditizia con riserva frazionaria. Mises utilizza un esempio elocuente: Come se un mastro costruttore costruisca delle fondamenta sovradimensionate e non vi siano sufficienti materiali per terminare l' edificio. Quindi ribadisco dal punto di vista economico l' espansione creditizia dovuta alla riserva frazionaria tende (che può sopravvivere solo in presenza del prestamista di ultima istanza "il banco centrale") a generare bolle e recessioni. Dal punto di vista giuridico è una frode a tutti gli effetti, e questo è evidente quando il panico spinge alla corsa agli sportelli in cui il depositante si rende conto che il suo risparmio si è volatilizzato...

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    1. Non dubito che esista un confine tra deposito e prestito. Sto dicendo che il deposito bancario, a dispetto del nome, è un prestito a tempo indeterminato. Infatti sul contratto è scritto che la banca ottiene la proprietà del denaro, come avviene in un prestito (e non in un deposito). Il correntista può prelevare denaro in qualsiasi momento solo perché la scadenza del prestito che ha concesso alla banca è indeterminata. La banca ed il correntista si accordano volontariamente su questo tipo di contratto, perciò non c'è motivo per costringerli con la violenza a non farlo; ciò violerebbe i loro diritti di proprietà. Quindi sono andato al nocciolo della questione giuridica.

      Per quanto riguarda la questione economica, lei stesso ha confermato quanto segue: "se il Soggetto-A presta TOT denaro al Soggetto-B per X unità di tempo, e poi il Soggetto-B presta una parte al Soggetto-C per Y unità di tempo, non ci sono conseguenze negative (per esempio cicli boom&bust)".
      Ciò significa che i prestiti (indipendentemente dal fatto di avere scadenza determinata o indeterminata) non possono - da soli - generare cicli boom&bust. La riserva frazionaria, basandosi su prestiti a scadenza non determinata, non può generare cicli boom&bust.
      Se ancora non ne è convinto, provo a spiegarlo con un esempio. Consideriamo due casi:

      CASO 1
      Tizio presta 10'000 € a Caio per un giorno; il prestito è automaticamente rinnovabile fino al giorno in cui Tizio chiede la restituzione di una cifra equivalente. Caio presta 9'000 € a Sempronio per un anno.

      CASO 2
      Tizio deposita 10'000 € in una banca a riserva frazionaria, fino al giorno in cui chiede la restituzione di una cifra equivalente. La banca presta 9'000 € a Sempronio per un anno.

      Il Caso 1 rientra nello scenario che lei stesso ha ritenuto privo di boom&bust (con Soggetto-A = Tizio, Soggetto-B = Caio, Soggetto-C = Sempronio, X = un giorno, Y = 365 giorni, TOT = 10'000 €). Il Caso 2 è praticamente equivalente al Caso 1, perciò anche in esso non sussistono le cause necessarie a un ciclio boom&bust.
      Infatti si può dimostrare che (in assenza di Banca Centrale) i prestiti del settore bancario siano sempre finanziati da risparmio reale (rinuncia al consumo).

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  8. Cercherò di essere più esaustivo. Sono pienamente cosciente che il deposito a vista secondo l'attuale regolamentazione sia un prestito che il risparmiatore fa alla banca non a caso sopra ho parlato di "finanziamenti nel breve periodo" sono infatti i depositi dei lavoratori che mensilmente percepiscono una paga (oltre ai prestiti della BCE ed interbancari) percui come ho detto e ribadisco questo appunto che fa è superfluo. Il problema è che nel sistema a riserva frazionaria gran parte dei depositi sono scoperti o illiquidi pertanto anche se vi è mutuo accordo sul contratto stipulato fra banca e depositante comunque la banca commette una frode quando non assolve il suo obbligo di restituire il capitale prestato (con interesse ovviamente) dal depositante, con nel caso di corsa agli sportelli. Sull' ultimo punto discrepo nonostante gli esempi ed il fatto è semplicissimo : Tutti ammettono la restituzione del capitale quando sappiamo bene che gran parte delle banche hanno crediti deteriorati. Ma il problema principale come ho già affermato è che distorcendo il tasso di interesse si induce gli imprenditori a commettere errori di investimento con tutto ciò che ne consegue dalla distorsione dei prezzi all' allocazione scorretta delle risorse (scarse). Dovrebbe essere un segnale il fatto che l' aumento dei prezzi teoricamente si imputa ad un aumento della domanda o una riduzione dell' offerta ed in Spagna sappiamo che durante il boom immobiliare l'offerta di alloggi aumentava e parallelamente non si apprezzava una domanda proporzionale ciò nonostante i prezzi degli immobili erano alle stelle. Infine come può affermare che gli investimenti siano finanziati da risparmio reale se da un deposito si ottengono n depositi?. Y restanti n da cosa sono coperti?. Comunque il nodo gordiano rimane sempre lo stesso, errori sistemici di malinvestment che le banche poi si trovino un valore egli attivi nettamente inferiore rispetto a ciò che si pensava ne è la conseguenza esattamente Como lo sono i prestiti non performanti, cioè tanta gente che ha investito male e non riesce ad onorare i debiti. Tempo fa abbiamo parlato della bolla del scisto...ecco un esempio concreto di malinvestment

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    1. Lei ha sostenuto che (A) i prestiti non possano causare cicli boom&bust. Ha sostenuto inoltre che (B) i depositi bancari, nel sistema a riserva frazionaria, siamo prestiti. Date queste due premesse, la logica conseguenza è che la riserva frazionaria non possa causare cicli boom&bust. Non si può sostenere il contrario senza smentire almeno la (A) o la (B). Ciò detto, nel mondo attuale esistono cicli boom&bust, ma il motivo è la presenza della Banca Centrale (BC) e delle sue operazioni. In un libero mercato, non esisterebbe la BC.

      Il fatto che le riserve della banca siano minori delle possibili richieste di prelievo non costituisce una frode. Il contratto stabilisce infatti che il singolo correntista possa ritirare una cifra pari o inferiore a quella che ha affidato alla banca; finché le riserve della banca sono sufficienti a farlo (e tipicamente lo sono) non si verifica alcuna violazione del contratto. Qualora si verifichi una corsa agli sportelli, la banca non può onorare tale impegno, ma non lo fa certo di proposito visto che tale eventualità comporta la sua bancarotta. Ogni attività commerciale che non riesca a pagare i propri debiti fa bancarotta, ma ciò non costituisce una frode.
      Per analogia, le assicurazioni non sono in grado di soddisfare contemporaneamente tutte le possibili richieste di risarcimento. E' una frode? No. Le assicurazioni si impegnano a onorare le singole richieste; se poi falliscono in tale impegno, fanno bancarotta. Idem le banche.

      Il tasso d'interesse, come ogni prezzo, deriva da domanda e offerta. Nei casi 1 e 2 del mio precedente commento l'offerta e la domanda sono uguali, quindi lo è anche il tasso d'interesse. Eppure il caso 1 non si basa sulla riserva frazionaria, mentre il caso 2 sì. Se quindi non c'è malinvestment e overinvestment nel caso 1, non c'è neanche nel caso 2.

      Il fatto che i prestiti totali superino la quantità di moneta inizialmente depositata non indica nulla di strano. L'ho spiegato anche in questo articolo. Con riferimento all'ESEMPIO che ho scritto in corsivo, il primo depositante sta risparmiando 100 €, di cui la banca ne presta 98. Il secondo depositante sta risparmiando 98 €, di cui la seconda banca ne presta 96. E così via. Il totale dei risparmi (100 + 98 + 96) supera il totale dei prestiti (98 + 96 + 94). Se ipotizziamo però che le banche usino tutte le riserve in loro possesso per onorare le richieste di prelievo, allora il totale dei "veri" risparmi (98 + 96 + 94) equivale al totale dei prestiti. Dunque, se i prestiti sono finanziati dal risparmio (la rinuncia temporanea al consumo da parte di qualcuno) non può esserci un ciclo boom&bust.

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    2. weirestrass ho trovato solo ora questo interessante articolo, ti spiacerebbe togliermi dei dubbi a riguardo?
      I "soldi reali" che tutto il sistema bancario ha, risultano dunque essere solo il 10% (ad esempio se questa è la riserva) dei conti correnti totali giusto e, finchè non c'è una corsa agli sportelli, che sarebbe ancora più rara sotto freebanking, tutto il sistema è sostenibile essendo che le riserve vanno a pagare il riscatto dei pochi conti correnti che vengono ritirati, giusto?
      è poi corretto affermare che la riserva frazionaria, in un sistema di freebanking, è un sistema che avvicina il più possibile l'offerta di credito alle reali necessità di investimenti della società? In quanto essendo che a differenza di una riserva totale, essa aumenta la quantità di risparmi già esistenti che vengono prestati e dunque fa si che il livello massimo di risparmi vengano prestati al livello massimo di necessità di prestiti, facendo incontrare domanda e offerta al meglio.
      Grazie per una eventuale risposta.

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    3. Salve!
      Grazie per il complimento. Faccio qualche osservazione relativa al suo commento:

      - Se per "corsa agli sportelli" si intende un massiccio ritiro di soldi dai conti correnti a seguito di mala gestione della banca (per esempio, una sequenza di cattivi prestiti/investimenti), allora tale fenomeno potrebbe avvenire in un sistema di free banking. Potrebbe anche essere più frequente che in un sistema di central banking, poiché in quest'ultimo la Banca Centrale ed il Governo possono decidere di salvare la banca insolvente, rassicurando i correntisti e convincendoli a non ritirare i propri soldi. Anche se può sembrare contro-intuitivo, questo è uno dei problemi del central banking: chi sbaglia (la banca che ha investito male) non paga per i suoi errori, e chi dovrebbe controllare (i correntisti) non ha più l'incentivo a farlo. Per fare un'analogia: in un sistema di libero mercato i fallimenti aziendali sono più frequenti rispetto ad un sistema completamente statalizzato, poiché le aziende statali non vengono lasciate fallire (mentre quelle private sì). Ciò tuttavia dimostra che il libero mercato è un sistema migliore, poiché "punisce" chi sbaglia e "premia" chi fa le scelte giuste - al contrario di un'economia completamente statalizzata (che agisce all'opposto).

      - Per essere precisi, le riserve servono sia a soddisfare i prelievi dei correntisti, sia a pagare le altre banche in fase di compensazione bancaria. Mi spiego. Se il cliente della Banca A effettua un bonifico verso il cliente della banca B, a fine giornata la Banca A deve "compensare" la Banca B, ovvero trasferirle una parte delle sue riserve (pari all'importo bonificato dal suo cliente).

      - Non mi è del tutto chiaro cosa si intende per "reali necessità di investimento della società". Direi piuttosto che il free banking faccia coincidere l'offerta di credito da parte delle banche all'offerta di risparmio da parte dei cittadini: quanto più le persone risparmiano (cioè quanto meno prelevano/spendono dai propri conti correnti), tanto più le banche possono concedere prestiti.
      In teoria, questo potrebbe avvenire anche in un sistema a riserva totale: le persone potrebbero depositare solo i soldi che sanno di dover prelevare nel futuro immediato, e presterebbero tutto il resto. In pratica, però, per ovvie ragioni prudenziali si finirebbe per depositare più di quanto necessario; di conseguenza, una parte consistente dei risparmi non potrebbe essere prestata.
      Il vantaggio del free banking rispetto alla riserva totale è quindi quello di massimizzare la quantità totale di prestiti erogabili, facendola coincidere con la quantità totale di risparmi. E' dunque corretto sostenere che il free banking faccia incontrare al meglio la domanda e l'offerta di risparmio (credito).

      Mi dica pure se non sono stato chiaro, o se vuole approfondire la discussione.

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    4. Grazie per la risposta, non mi è chiara un'altra cosa.
      Vorrei fare un esempio per spiegarlo che magari ci capiamo meglio.
      Se metto a deposito 100$ in una banca con riserva al 10%, risulta che 90 ne vengono prestati a una data persona che li spende presso Tizio il quale li mette a deposito, vengono quindi tenuti 9$ in riserva e 81$ prestati a una data persona che li spende presso Caio, il quale li deposita, vengono tenuti in riserva 8,1$ e prestati 72,9$ e così via. Ora, a me pare chiaro che non vi sia una creazione di moneta dal nulla ma solo un aumento di prestiti concessi (per 900$) e debiti della banca (ovvero i conti correnti aperti che valgono 1000$). Risulta quindi che a fronte di 900$ di prestiti creati la banca si indebita per 1000$ e quindi in teoria i conti tornano sul fatto che nessuna creazione di moneta sia stata effettuata, ma allora perché se tutti i correntisti chiedessero di ritirare il proprio deposito la banca non avrebbe denaro a sufficienza per soddisfarli, come spesso si dice? In poche parole come mai solo il 10% (prendendo come esempio questa riserva) dei debiti (ovvero dei conti correnti) potrebbe essere pagato? Questo non vuol dire di fatto creare credito dal nulla (e influenzare l'economia reale) visto che 900$ di prestiti sono stati creati e spesi ma 1000$ di debiti non possono essere ripagati (visto che la banca di fatto possiede solamente 100$)?
      Perdoni se magari ho usato termini poco corretti ma non avendo studiato economia non li conosco e ho difficoltà a capire certe dinamiche

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    5. O ad esempio, dati 100 € in circolazione, con riserva al 2%, la somma dei debiti del settore bancario può raggiungere la cifra massima di 5'000 €, mentre la somma dei prestiti concessi dalle banche può arrivare massimo a 4'900 €.
      I prestiti concessi sono denaro speso nell'economia (un investimento) creato da solamente 100€, mentre i debiti del settore bancario (che in teoria sono 5000€) possono però essere ripagati solamente per questi 100€ e non "coprono" quindi il totale dei prestiti fatti. Non risulta dunque uno squilibrio tra il fatto che la banca abbia dato vita a investimenti per 4900€ mentre i risparmi che teoricamente ha creato (i 5000€) consistono in realtà solamente in 100€ che possono essere riscattati dai conti correnti? Mi sembra ci siano investimenti creati da un risparmio nettamente inferiore o sbaglio?

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    6. Si è espresso molto chiaramente, non si deve scusare di nulla! Direi che ci sono due concetti da evidenziare:

      1) Il risparmio totale è dato dalla somma dei risparmi individuali. Consideriamo il suo primo esempio. Lei deposita 100$: quindi, fino a che non li preleva, sta risparmiando 100$. Caio deposita 81$: fino a che non li preleva, egli sta risparmiando 81$. E così via. Il risparmio totale non ammonta a 100$, ma a 100+81+72.9+...$ cioè a 1000$. Quindi i 900$ di prestiti totali sono finanziati da 1000$ di risparmi totali.

      2) Il problema di una corsa agli sportelli è la mancata corrispondenza temporale tra i debiti e i crediti della banca. Mi spiego. Prendiamo il suo secondo esempio. Il sistema bancario ha 5000€ di debiti (verso i correntisti), 4900€ di crediti e 100€ di riserve; le attività (4900+100€) sono pari alle passività (5000€), quindi il bilancio è OK. Il problema è che, di quei 5000€ di attivi, ce ne sono solo 100 ad immediata disposizione: gli altri sono prestiti erogati con scadenze più o meno lunghe (es. a 1, a 5 o 20 anni). I passivi, invece, possono essere richiesti immediatamente. La questione è tutta qui. Se le banche potessero riscuotere immediatamente i loro crediti, non avrebbero problemi a saldare i loro debiti; ma non possono farlo, perché c'è una scadenza per ogni prestito che hanno concesso.
      In effetti, un modo ci sarebbe: vendere sul mercato i crediti che le banche vantano sui loro clienti. La banca vende il tuo mutuo ad un altro soggetto; per te non cambia niente, ma d'ora in poi paghi le rate a lui anziché alla tua banca. Si tratta comunque di un'operazione non istantanea, e qualche inconvenienza ci sarebbe in ogni caso.

      Non so se sono stato convincente/chiaro, anche perché ho pensato bene di usare il secondo esempio per rispondere alla prima domanda, ed il primo esempio per rispondere alla seconda!
      Vorrei comunque sottoporle un esempio alternativo per spiegare meglio che il problema non è la riserva frazionaria. Supponiamo un sistema economico a riserva intera. Lei presta (non è un deposito!) 1000€ alla sua banca, con scadenza tra 1 anno, cioè al 26/04/2021. La banca presta immediatamente questi 1000€ a Tizio, sempre con scadenza al 26/04/2021. Dopo 6 mesi, accade più o meno la stessa cosa: Caio ha ricevuto i 1000€ in pagamento da Tizio, li presta alla banca con scadenza 6 mesi, e la banca li presta immediatamente a Sempronio per 6 mesi. Quindi cosa succede? La banca ha 2000€ di crediti e 2000€ di debiti, eppure ci sono solo 1000€ in moneta; ancora peggio, il 26/04/2021 la banca dovrà pagare 2000€ (1000€ a te e 1000€ a Caio).
      Questo esempio (per carità, scemissimo!) serve a dimostrare che (a) è normale che i debiti e i crediti siano un multiplo della moneta esistente; e (b) il problema non è la natura della riserva - frazionaria o intera - ma il mancato coordinamento nelle scadenze temporali di debiti e crediti. Se tutti i creditori del paese devono riscuotere lo stesso giorno, c'è un problema di liquidità.

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    7. Ah, ora mi è chiaro grazie. In pratica è semplicemente una questione di discrepanza temporale il fatto che la banca "non abbia" sufficienti risorse per ripagare immediatamente i suoi debiti e non è segno del fatto che abbia creato molti più prestiti di quanti ne possa coprire, giusto? Questo in quanto i prestiti (crediti per la banca) vengono ripagati in anni mentre i debiti della banca (i conti correnti) possono essere riscattati subito a richiesta del correntista, corretto?
      "In effetti, un modo ci sarebbe: vendere sul mercato i crediti che le banche vantano sui loro clienti. La banca vende il tuo mutuo ad un altro soggetto; per te non cambia niente, ma d'ora in poi paghi le rate a lui anziché alla tua banca. Si tratta comunque di un'operazione non istantanea, e qualche inconvenienza ci sarebbe in ogni caso." sarebbe il processo chiamato cartolarizzazione di cui si parlò per la crisi subprime questo?

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    8. Ah poi l'ultima cosa.
      "Il sistema bancario ha 5000€ di debiti (verso i correntisti), 4900€ di crediti e 100€ di riserve; le attività (4900+100€) sono pari alle passività (5000€), quindi il bilancio è OK."
      Come mai i 100€ si riserva rientrano nelle attivo della banca e non nel passivo?

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    9. Ultimissima domanda così magari mi risponde a tutto in un solo commento poi basta. Non potrebbe avere senso in un freebanking un sistema a "riserva volontaria" dove ogni cliente sia libero di decidere quanta riserva tenere sui propri risparmi? Penso sia importante che un consumatore possa scegliere il destino dei propri soldi e non essere obbligato ne ad avere una riserva frazionaria di un certo tot ne di averla totale per legge (come vorrebbe Rothbard).

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    10. Cito: "Questo in quanto i prestiti (crediti per la banca) vengono ripagati in anni mentre i debiti della banca (i conti correnti) possono essere riscattati subito a richiesta del correntista, corretto?". Corretto.

      Cito: "sarebbe il processo chiamato cartolarizzazione di cui si parlò per la crisi subprime questo?". Esatto, la cartolarizzazione è un modo per vendere i crediti bancari. In genere non viene usata per far fronte alle corse agli sportelli, ma semplicemente per poter fare altri prestiti (magari più vantaggiosi per la banca rispetto a quelli che vuole vendere).

      Cito: "Come mai i 100€ di riserva rientrano nelle attivo della banca e non nel passivo?". Perché si tratta di "disponibilità liquide". E' probabile che io, usando il termine "riserva", abbia dato luogo a un fraintendimento.

      Cito: "Non potrebbe avere senso in un freebanking un sistema a 'riserva volontaria' dove ogni cliente sia libero di decidere quanta riserva tenere sui propri risparmi?". Può aver senso, certo. Se ci fosse una domanda di mercato in questo senso, le banche sarebbero incentivate a produrre tale servizio. In effetti, la cosa sarebbe fattibile anche adesso: si può mettere parte dei propri soldi in una cassetta di sicurezza, ed il resto in un deposito vincolato o in un conto corrente. Nulla vieta di escogitare altri strumenti a tal fine.

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    11. Grazie mille per i chiarimenti.

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  9. Ci deve essere qualche problema di comunicazione perché io ho affermato che i prestiti ottenuti da previo risparmio non generano cicli boom e Bust e non in assoluto. Seconda cosa il tasso di interesse allinea domanda con offerta di beni futuri e non il contrario. La sua è la definizione mainstream ma gli austriaci hanno fornito una teoria più completa. Dicasi lo stesso sulla definizione overinvestment, non è mai un problema di eccessi di investimenti quanto di pessimi investimenti. Spero che concorderemo sul fatto che una banca fissa un tasso di interesse (in questo c'è molta concorrenza) a seconda della valutazione rischio beneficio. Ebbene il rischio decresce in funzione della capacità della banca di attirare nuove risorse questo spiega perché hanno tutte interesse ad espandersi e attirare nuovi clienti, infatti quanto maggiore è un gruppo bancario tanto maggiore è la possibilità che il prestito concesso a Tizio ritorni nella stessa banca quando verrà speso per pagare Caio. Così facendo le banche si assicurano sempre nuove fonti nel breve periodo. Ora però c'è un fatto che in più di un occasione lei trascura: L'entità degli impieghi a rischio nei periodi di boom è nettamente superiore al capitale proprio, tecnicamente la banca usa una leva finanziaria sproporzionata rispetto al suo patrimonio. Ebbene anche qual'ora attuazse in riserva frazionaria non potrebbe raggiungere un leveraging talmente importante (in certi casi 33:1 cioè 33 volte il patrimonio proprio). Per concludere il discorso che lei ha fatto sulla possibilità che la banca per contratto pattuisca di non restituire tutto il risparmio si assomiglia tanto alla presa per i fondelli delle obbligazioni subordinate. Per quanto si ostini a difenderla la riserva frazionaria in assenza di gold standard non è ne meno ne più che un disastroso schema di Ponzi così come lo sono le obbligazioni di ogni tipo. Glielo ripeto non è possibile un risparmio volontario senza un coefficiente di cassa del 100%, il Peel act del 1884 ebbe precisamente questo limite cioè vietava l'emissione di certificati di deposito d'oro in eccesso rispetto all' oro realmente presente nei caveau però fu incompleto perché non considerava un coefficiente del 100% su i depositi alla vista, che come già osservarono gli scolastici di Salamanca 400 anni prima formano parte della massa monetaria passibile di espansione

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    1. Mi spiace che ci siano fraintendimenti.

      Quando una persona cede il proprio denaro alla banca, sta risparmiando: si astiene dal consumo per un certo periodo di tempo. Quanto tempo? Tutto il tempo che intercorre tra l'iniziale deposito bancario ed il prelievo. Se Tizio deposita 100 € sul suo c/c e li preleva dopo un anno, per esempio, significa che ha risparmiato 100 € per un anno; significa che si è astenuto dal consumare 100 € di beni per un periodo pari a un anno. Quindi la riserva frazionaria si basa su prestiti ottenuti da risparmio reale; perciò non genera cicli boom&bust.
      L'unica differenza tra i prestiti con scadenza determinata e i prestiti con scadenza indeterminata è, appunto, il fatto che sul contratto sia riportata una scadenza oppure no. Ma tale differenza non cambia nulla dal punto di vista reale. Tant'è che una persona risparmia (in senso reale) anche quando tiene i soldi sotto il materasso, senza sapere quando li spenderà (= senza una scadenza).

      Il tasso d'interesse è il prezzo a cui si incontrano la domanda e l'offerta di risparmi (o, se preferisce, l'offerta e la domanda di beni futuri). Dati una certa domanda e una certa offerta, esiste un prezzo che le soddisfa al meglio. Ciò detto, torniamo al merito della mia affermazione: la domanda e l'offerta di risparmi nei casi 1 e 2 sono diverse o uguali? E quindi i tassi d'interesse sono diversi o uguali?

      Il discorso sul rapporto impieghi/capitale non dice nulla sulle cause dei cicli boom&bust. Ricordiamo ciò su cui abbiamo concordato: "se il Soggetto-A presta TOT denaro al Soggetto-B per X unità di tempo, e poi il Soggetto-B presta una parte al Soggetto-C per Y unità di tempo, non ci sono conseguenze negative (per esempio cicli boom&bust)". Ma qual è il rapporto impieghi/capitale del Soggetto-B? Non sappiamo quale sia il capitale proprio del Soggetto-B, perciò il rapporto potrebbe essere 10, 30 o infinito. Eppure, a prescindere da tale dato, lei ha potuto asserire che tale scenario non causi cicli boom&bust. Di conseguenza, significa che tale dato non influisce sulle cause dei cicli boom&bust. Casomai, il suo aumento è una conseguenza delle stesse cause che generano il boom.

      La banca pattuisce con ciascun cliente di restituire una cifra equivalente a quella depositata. Se Tizio ha depositato 100 €, la banca si impegna a consentirgli di ritirare 100 € nel momento in cui Tizio desidererà farlo. Fintanto che la banca soddisfa tale clausola, non viola il contratto. Non vedo quale sia la truffa.
      Di nuovo, torniamo al merito della mia affermazione: le assicurazioni non sono in grado di soddisfare contemporaneamente tutte le possibili richieste di risarcimento, dunque secondo lei commettono una frode?

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  10. Chiedo venia ho omesso un dettaglio quando affermo che "qual'ora la banca attui in riserva frazionaria non può raggiungere un elevato leveraging" ovviamente in un Gold standard. Sulle BC siamo d'accordo ma la loro assenza disciplinerebbe la condotta relativa al rischio delle banche commerciali perché in ultima istanza è un prestamista che assicura male che vada sempre nuova liquidità

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  11. Io non ho stabilito una relazione causale fra impieghi a rischio ed il boom ho semplicemente detto che l' entità degli impieghi a rischio rispetto al capitale della banca la rende insolvente suppongo che sappia che l' affidabilità della banca nell'assolvere i suoi obblighi (fra questi la restituzione del capitale dei depositanti qualora lo chiedessero indietro, voci messe a passivo non a caso) si misuri con il Tier che appunto tiene in conto dei due fattori. Ribadisco il fatto che la causa principale che mette in moto il ciclo è intimamente connessa alla manipolazione del tasso di interesse che non ho dubbi dipenda da un lato dalle BC ma dall'altro dipende dall'espansione del credito delle banche attraverso la RF. In un mercato libero il tasso di interesse è dettato dalle preferenze temporali soggettive, di fatto non bisogna cadere nella fallacia keynesiana di separare consumi risparmio ed investimenti poiché questi sono simultanei cambiano solo le proporzioni relative. E le proporzioni relative dipendono a loro volta da quanto gli individui valorizzano più il consumo immediato rispetto ad un flusso di beni e servizi futuri. Quanto più si riduce pertanto la preferenza temporale tanto più gli individui complessivamente stanno inviando al mercato un messaggio: Valorizzano molto di più ridurre (badi bene non rinunciare totalmente) il consumo per rendere disponibili le risorse per l'investimento. Ciò non toglie che nel caso del materasso prevalga la proporzione del risparmio rispetto a consumi ed investimenti. Ad ogni modo è questo calo della preferenza temporale che determina una riduzione del tasso naturale di interesse e nel caso di investimento si aggiunge la componente relativa al rischio. Si verifica pertanto la condizione per la quale il tasso di interesse segnala in che settore vanno destinati gli investimenti infatti un tasso basso indica che gli investimenti più redditizi sono quelli di lungo periodo mentre un tasso alto indica quelle attività che danno un ritorno immediato. Quindi l' offerta di beni domani incontrerà una domanda, giusto per intenderci la bolla immobiliare spagnola è scoppiata perché sono stati prodotti beni immobili che non hanno incontrato domanda prova ne sia che è possibile verificare ancora oggi la presenza di Inter quartieri di recente costruzione vuoti. Attraverso la RF si creano n depositi a partire da uno di partenza (poiché per ogni uno di essi le banche ne trattengono una sola frazione) ergo le risorse finanziarie non sono risparmiate ma create nei libri contabili delle banche che captando finanziamenti (peraltro a basso costo visto l' interesse che pagano sui depositi) nel breve periodo può ridurre la componente relativa al rischio in un primo momento ma non appena scoprono che il valore degli attivi è solo una parte di quella che ci si aspettava inizia il processo di stretta creditizia con tutte le conseguenze del caso per esempio chi ha intrapreso un investimento di lungo periodo non solo si vede lievitare i costi relativi ai beni di capitale materie prime e salari nominali ma anche un aumento degli interessi. Inizia pertanto il circolo vizioso di insolvenze che si traducono in crisi finanziarie e recessione economica. Austriaci docet...

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    1. Mi scusi, ma non mi è chiara la sua posizione. Supponiamo che il Soggetto-A presti TOT denaro al Soggetto-B per X unità di tempo, e che poi il Soggetto-B ne presti una parte al Soggetto-C per Y unità di tempo. Supponiamo poi che il capitale proprio del Soggetto-B sia zero, o comunque che sia molto minore della cifra prestata al Soggetto-C. Sostiene dunque che il Soggetto-B sia insolvente, dal momento che i suoi impieghi sono superiori al suo capitale?
      Dal mio punto di vista, il capitale proprio serve a compensare eventuali perdite dovute a cattivi impieghi. L'insolvenza insorge solo quando le perdite (e non gli impieghi) sono superiori al capitale.

      Io concordo che un'espansione del credito senza un pari incremento del risparmio causi un abbassamento del tasso d'interesse al di sotto del livello "corretto", con tutte le conseguenze che lei ha elencato. Ciò che contesto è l'idea che (in assenza di una BC) il sistema bancario a RF possa aumentare il credito senza un pari aumento del risparmio.
      Come ho spiegato nel precedente commento, la persona che deposita i propri soldi in banca si astiene dall'impiegarli per un certo periodo di tempo (finché non li preleva). Ovvero risparmia. Il prestito della banca è dunque finanziato dal risparmio del correntista. Quel denaro viene speso e finisce in mano a un'altra persona, che a sua volta lo deposita in banca (altro risparmio). Il successivo prestito della banca è dunque finanziato dal risparmio della seconda persona. E così via. Perciò i prestiti delle banche sono finanziati dai risparmi dei correntisti; il tasso d'interesse riflette correttamente le preferenze temporali degli attori economici.
      Il fatto che i depositi vadano a crescere non è strano: ogni volta che una persona risparmia e deposita denaro in banca, il totale dei depositi aumenta. Consideri il seguente esempio: Tizio presta 100 € a Caio, Caio presta 98 € a Sempronio, Sempronio presta 96 € a Mevio. E' forse strano che il totale dei debiti (100 + 98 + 96 = 294) sia un multiplo del debito iniziale (100)? Mi corregga se sbaglio, ma credo che per lei non sia affatto strano. Dunque per le banche è la stessa cosa: non è strano che il totale dei depositi (= debiti delle banche) sia un multiplo del deposito iniziale (= debito della prima banca).

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    2. Salve, volevo chiederle un parere. Ieri, leggendo la vostra conversazione mi è venuto un dubbio.Premetto che non ritengo la pratica della RF una truffa e neanche dannosa per l'economia. Non si tratta di truffa perché una serie di prestiti in sequenza generano contabilmente un numero di debiti e crediti maggiore del denaro che di volta in volta viene prestato e quindi è normale che alla fine del gioco i depositi siano un multiplo del deposito "reale" iniziale. Questo avverrebbe anche in uno scenario senza banche, ovvero in un prestito a catena tra amici. È anche vero inoltre che le banche non sono in bancarotta in quanto hanno tanti asset (incluso i crediti) al di fuori della riserva che possono usare per ripagare i debitori in caso di corsa agli sportelli. Però mi sorge un dubbio. Essendo un sostenitore della teoria austriaca del ciclo economico, ho notato che chi risparmia 100€ e li deposita in banca(ovvero li presta) non si sta astenendo davvero dal consumo in quanto può scambiare il suo credito di pari importo(ovvero il suo conto corrente) per una quantità di beni dello stesso valore. Di fatto, non sta rinunciando al consumo proprio perché può ancora disporre dei suoi 100€ anche senza ritirarli. Supponendo che la banca presti 90€ di questi 100€ è che i 90€ vengano spesi per l'acquisto di un macchinario per ampliare un'attività, abbiamo un consumo di beni capitali che avviene contemporaneamente a quello di beni di consumo, ovvero non c'è quell'astensione al consumo di una parte affinché l'altra possa investire. Entrambi consumano allo stesso tempo. Penso che questa sia la critica effettiva posta dai primi austriaci alla RF. Riflettendoci ancora, ho notato che chi spense il proprio credito bancario può solo farlo nella misura in cui la banca sia in grado di usare le proprie riserve per coprire l'importo(ad esempio se l'assegno viene depositato in un'altra banca, allora la prima deve deve pagare la seconda con moneta legale). Quale sarebbe la sua risposta a un'obiezione del genere?

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    3. Anzitutto, mi scuso tantissimo per il ritardo nella risposta! Per qualche motivo, me ne sono accorto solo ora.

      Se ho capito bene, la situazione che delinea è la seguente:
      - una persona deposita 100€ in una banca;
      - la banca presta 90€, e chi li riceve li spende per investimenti;
      - il depositante decide di spendere i suoi 100€ in beni di consumo;
      - dunque la RF consente di avere un investimento non "coperto" da risparmio.

      La risposta a tale obiezione viene dalla sua ultima osservazione: o la banca ha riserve necessarie a soddisfare l'investimento di 90€ da parte del suo debitore ed il consumo di 100€ da parte del depositante, o non ce le ha. Se le ha, significa che c'è un altro depositante in gioco che non sta spendendo i soldi sul suo c/c (cioè che sta risparmiando); dunque è come se l'investimento di 90€ fosse coperto dal risparmio di quest'altro depositante, mentre il consumo del primo depositante è coperto dai suoi stessi soldi (100€).
      Se invece la banca non ha quei soldi a riserva, o l'acquisto di beni di consumo non viene portato a termine (e dunque il depositante è costretto a non spendere, cioè è costretto a risparmiare) o chi riceve quel credito bancario è costretto ad aspettare che la banca abbia le riserve necessarie a pagarlo in moneta legale. Nel caso in cui la banca fallisca, per esempio, i suoi crediti verranno riscossi dall'amministrazione fallimentare e devoluti ai creditori; quest'ultimi dovranno però aspettare e astenersi dal consumo (quindi, saranno costretti a risparmiare).

      In sostanza: se la banca non vuole fallire, deve prestare solo la parte di depositi che non verrà spesa dai depositanti. Cioè può prestare solo i risparmi dei suoi depositanti. Se cerca di prestare una quantità maggiore, le sue riserve (di moneta legale) non saranno sufficienti a soddisfare i prelievi e le richieste di compensazione da parte delle altre banche. Nello scenario peggiore, la banca fallirà e i suoi creditori dovranno astenersi dal consumo per tutto il tempo necessario a liquidare le attività della banca fallita.

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    4. Risposta esemplare. Grazie per il chiarimento, non ha fatto altro che esplicare meglio quella mia intuizione che non riusciva ancora a convincermi al 100%. Se non sbaglio fu proprio Mises a parlare dell' emissione di mezzi fiduciari in "Azione Umana" e dei suoi limiti dettati proprio dalla volontà delle Banche di non fallire e dunque di non emettere più cartamoneta (al giorno d'oggi moneta virtuale) dell'oro in riserva necessario a soddisfare i pagamenti interbancari. Ho un'ultima obiezione: e se il pagamento avviene all'interno della banca stessa? In tal caso non ci sarebbe astensione dal consumo. Ad ogni modo sono contento che sia tornato a scrivere sul suo blog, ci sarebbe tanto di cui parlare, specialmente sulle politiche del nuovo governo. Saluti

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    5. Salve!

      Non sono ferrato sugli scritti di Mises, ma in genere viene citato tra gli oppositori della riserva frazionaria. Ciononostante, perfino Rothbard (altro esponente di spicco per la riserva bancaria al 100%) ammette che l'emissione di moneta bancaria sarebbe vincolata alle riserve di base monetaria: "se le banche fossero davvero competitive, ogni espansione del credito di una banca si accumulerebbe rapidamente sui debiti di quella banca verso i relativi concorrenti, ed i suoi concorrenti chiederebbero rapidamente alla banca in espansione di redimerli in contanti" ( http://vonmises.it/2016/11/11/depressioni-economiche-le-cause-la-cura-parte-2/ ).

      Per quanto riguarda la nuova obiezione, riprendiamo l'esempio:
      - una banca riceve 100€ in deposito, e ne ha presta 90;
      - i 90€ sono stati spesi per investimenti, lasciando alla banca solo 10€ a riserva;
      - il depositante spende 100€ tramite bonifico, che però avviene verso un altro cliente della stessa banca.

      Evidentemente l'investimento di 90€ non è coperto dal risparmio del primo depositante. Tuttavia, ora c'è un secondo depositante - quello che riceve il bonifico di 100€. Se questo depositante non spende i soldi ricevuti, allora abbiamo di nuovo la situazione precedente: un investimento di 90€ a fronte di un risparmio di 100€. Se il secondo depositante tenta di ritirare i soldi ricevuti, o di fare un bonifico verso il cliente di un'altra banca, la banca iniziale fallisce. Se il secondo depositante effettua un pagamento verso un altro cliente della banca iniziale, ci troviamo di nuovo nel medesimo scenario: o questo terzo depositante risparmia, o spende. Etc.
      In sostanza: la banca non può prestare più di quanto i suoi clienti risparmiano, altrimenti fallisce.

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  12. Credo che questo articolo sia abbastanza esaustivo https://francescosimoncelli.blogspot.it/2017/06/la-confusione-sui-tassi-dinteresse_30.html?m=1

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  13. Quando parlo di insolvenze mi riferisco alla banca che si espone troppo rispetto al capitale proprio che dovrebbe essere a garanzia (ovviamente vale anche per gli hedge found non a caso ho menzionato il film margin call, in una scena il nuovo arrivato dell' organico segnala al direttivo che le perdite superano di gran lunga il capitale di garanzia, infatti iniziano i tagli al personale). Riguardo all'insolvenza dei prestatari questa nella pratica si verifica quando intraprendono un attività non redditizia e che pertanto andando in perdita non riescono ad onorare i prestiti. In questo momento non ho con me il paper della BOE dove descrive il processo di creazione di nuovi depositi e prestiti ma appena posso lo allego. In sintesi i depositi sono voci del passivo nella contabilità bancaria o detto in altre parole gli obblighi che la banca ha con i depositanti (o se preferisce i prestamisti dato che come ha correttamente detto gli attuali depositi alla vista sono dei veri e propri prestiti a tempo indeterminato salvo quelli a tempo). Quando dal deposito riportato nel passivo si utilizza la quota non trattenuta a riserva questa operazione viene messa nell'attivo la banca cioè prende parte del risparmio di Tizio e scrive che l' ha prestata a Caio. In altre parole la banca di Tizio trasferisce questo attivo nel passivo della banca di Caio (ma può essere anche la stessa banca). Quindi ora Caioha un obbligo con la banca di Tizio. Ripetendo questo processo n volte (Caio ora paga Sempronio che depositerà nella sua banca avremo un trasferimento di attivi nei passivi da una banca ad un altra. Il punto è che la banca di Tizio farà lo stesso gioco con tutti i suoi clienti il che significa che dell' ammontare totale di tutti i depositi conserverà a riserva una cifra nettamente inferiore rispetto a quella complessivamente messa a passivo. Se ne deduce che il valore che ha negli attivi (dati dalle quote parte del capitale prestato più l' interesse richiesto) dovrebbe superare il valore dei suoi obblighi messi a passivo. Se tutto va bene il gioco continua ma non appena i debitori non riescono a onorare il prestito il valore degli attivi si contrae (anche dovuto agli asset che possiede la banca per esempio se si appropria della casa di un mutuatario e questo non riesce a pagarla ed il valore della casa scende dovuto alla svalutazione stessa, come abbiamo osservato nel caso degli alloggi). Ciò porta la banca all' insolvenza ( non è un caso che durante le crisi vi sia carenza di liquidità e nascono come funghi i banchi oro), che dovrà accendere dei prestiti addizionali o con la BC o con le altre banche. Si spiega pertanto perché la presenza delle BC come prestamista di ultima istanza fomenta l' azzardo delle banche commerciali. In assenza di una BC ed in regime Gold standard le banche si autolimitavano nel emettere troppi certificati di deposito rispetto all' oro depositato nei caveau perché quanto più venivano messi in circolazione tanto più aumentava la probabilità dei detentori di chiedere la conversione in oro, cioè le banche perdevano riserve d'oro. Eliminando l' oro le banche hanno eliminato il principale vincolo all' espansione creditizia, per la gioia di monetaristi e keynesiani che a loro vedere avrebbe stimolato l' economia. Quanto prima le fornirò il paper del bank of england dove descrive in modo esaustivo lo schema della RF. Capirà perché non si basa sul risparmio reale

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    1. Cito: "Se tutto va bene il gioco continua ma non appena i debitori non riescono a onorare il prestito il valore degli attivi si contrae"
      Concordo. Quindi la banca concede prestiti, che possono andare a finire bene o male. Se le perdite dovute ai prestiti che vanno a finire male sono superiori ai guadagni ottenuti coi prestiti che vanno a finire bene, allora il capitale proprio della banca serve a coprire le perdite nette. L'insolvenza si verifica solo se le perdite nette sono superiori al capitale della banca. Perciò il ruolo imprenditoriale della banca consiste nel capire quali prestiti andranno a finire bene e quali andranno male. Se la banca presta bene, non rischia l'insolvenza.
      Non dubito che, in un mondo privo di BC e basato sul Gold Standard, le banche svolgerebbero meglio il loro compito.

      Conosco il paper a cui si riferisce; non mi sembra però giustificare l'idea che la RF non si basi sul risparmio reale dei correntisti. Il paper descrive il modo in cui le banche creano ed utilizzano la moneta bancaria, ma quest'ultima è solo un modo per evitare la scomodità di usare la moneta cartacea (banconote). Tant'è che la moneta bancaria è convertibile in base monetaria.
      Peraltro, nel suo commento lei scrive (correttamente) che "gli attuali depositi alla vista sono dei veri e propri prestiti a tempo indeterminato" e che "la banca cioè prende parte del risparmio di Tizio e scrive che l'ha prestata a Caio". Quindi Tizio risparmia e la sua banca presta. La stessa cosa accade nel seguito del suo esempio: Sempronio risparmia e la sua banca presta. E così via. Non significa quindi che ogni prestito concesso dalle banche sia finanziato dal risparmio di un correntista?

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  14. Senza offesa ma credere che i banchieri siano talmente onniscienti da prevedere quali rivoli del fiume monetario portino ad investimenti redditizi è tanto ingenuo come credere che i legislatori abbiamo tutte le informazioni di prima mano per dare un contenuto coordinatore ai propri mandati. Quà ho un altro articolo ancora più esaustivo del primo http://gongoro.blogspot.it/2008/03/depressioni-economiche-la-causa-e-la.html?m=1. Come afferma Rothbard nel libro The mistery of banking : "una banca è sempre intrinsecamente in bancarotta e ci finirebbe qualora i suoi depositanti capissero che il loro denaro che dovrebbe sempre essere a loro disposizione nella realtà non c'è"...Supponiamo che i depositi della banca 1 ammontino ad 1 miliardo e che questa abbia una riserva del 20%. Supponiamo quindi che presti il restante 80% e che i mutuatari lo spendano per comprare beni e servizi da correntisti della banca 2 che a sua volta si rivolge alla banca banca 1 reclamando la conversione degli assegni. Dal momento che quest'ultima ha in suo possesso (nel passivo) 1miliardo non avrebbe alcun problema ad onorare gli obblighi che ha con la banca 2 per 800 milioni. Differente però sarebbe il caso in cui Tizio deposita 100€ nella banca 1 che questa trattenga il 20% (o il 2%) e la restante parte la presti a Caio che la deposita nella banca 2. Il problema emergerebbe qualora Tizio e Caio decidessero di ritirare il proprio deposito la banca 1 si troverebbe a corto di liquidità pertanto dovrà ricorrere 1)al prestito della BC 2) al prestito interbancario. Dato che quest'ultimo punto vale per tutte le banche il problema di insolvenza diventa sistemico dando luogo ai famosi contagi. A me risulta che in un libero mercato se un' azienda va in perdita fallisce e punto. Nel settore bancario invece si riscattano...veda lei

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    1. Un imprenditore cerca di capire e prevedere l'andamento del suo mercato di riferimento. Non è onnisciente, ma impiega ogni strumento a sua disposizione per fare le scelte migliori per la propria attività. Nel fare ciò, inevitabilmente, assume un certo grado di rischio. I banchieri (così come gli assicuratori) sono imprenditori, e come tali assumono rischi.

      Se uno adotta la prospettiva rothbardiana di "intrinseca insolvenza" delle banche, per coerenza dovrebbe dire che anche le assicurazioni sono "intrinsecamente insolventi".
      Comunque, come avevo notato in un precedente commento , una banca diventa insolvente quando le richieste di prelievo superano le riserve disponibili. In assenza di BC, le alternative della banca sono tre: (1) ottenere un prestito da un'altra banca; (2) vendere le attività (esempio: mutui); (3) fallire. Se la banca ha fatto buoni investimenti, le opzioni (1) e (2) sono facilmente praticabili. Se la banca ha fatto cattivi investimenti, invece, resta solo la (3). Non c'è comunque motivo logico per cui le banche "buone" (quelle che hanno fatto buoni investimenti) vengano "contagiate" dal fallimento della banca "cattiva". Storicamente, infatti, i contagi riguardavano le banche "cattive", mentre quelle "buone" vedevano accrescere i propri depositi ( http://ride-bene-chi-ha-buon-senso.blogspot.it/2015/10/free-banking-il-libero-mercato-del.html ).

      Non capisco la differenza tra il primo esempio da lei scritto ("Supponiamo che i depositi della banca 1 ammontino ad 1 miliardo...") ed il secondo ("Differente però sarebbe il caso in cui Tizio..."). In cosa sono diversi?

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  15. Inizierò dall'ultimo punto. Sappiamo che le banche possiedono un proprio conto presso la BC e sappiamo che in questo conto depositano le loro riserve, e attraverso questo conto le BC iniettano liquidità nel sistema bancario. Ora la banca 1 ha captato "prestiti" (anche se son depositi a vista) dai correntisti per un ammontare di 1 miliardo (liquidi) che mette al passivo. Di questo miliardo presta ai mutuatari 800 milioni. Con chi ha la banca 1 il debito? Con i suoi correntisti (in caso la BC aumenta le riserve della banca 1 questa è in debito anche con la BC), ma soprattutto con la banca 2 che le chiede di onorare l' obbligo di convertire gli assegni in liquidità. La banca 1 dato che disponeva di un miliardo liquido può ottemperare il suo obbligo ed i mutuatari avranno 800 milioni da spendere. Tizio ha messo a deposito 100 € e per quanto abbia trasferito la "disponibilità" del suo contante alla banca 1 continua ad essere lui il legittimo proprietario e pertanto in ogni momento può chiedere la restituzione delle sue 100€. Se la banca 1 ha prestato 80 € a Caio che ha presentato l' assegno alla banca 2, la banca di Tizio può assolvere il suo obbligo nei confronti della banca di Caio perché dispone di 100€ liquide, e Caio può spenderle come nel primo esempio. Però Tizio può rivendicare il diritto a riavere la somma inizialmente depositata nella banca 1. La banca 1 non può assolvere questo obbligo perché in riserva ha solo 20 euro. Quindi l'insolvenza delle banche esattamente come nel caso del tasso di interesse dipende dalla preferenza temporale degli individui e delle proporzioni relative fra consumo/investimento. Scartando i casi limite dei periodi di crisi che inducono alla corsa agli sportelli, la legge dei grandi numeri anche se apparentemente attendibile trattasi comunque di un modello statistico che spesso si allontana parecchio dalla realtà. Quindi la differenza fra i casi citati è apprezzabile da una prospettiva giuridica piuttosto che economica e matematica, ed in particolare relativamente agli obblighi. Ovviamente la banca 1 del primo caso non potrebbe assolverli qual ora i legittimi proprietari del miliardo lo reclamassero. Secondo la legge dei grandi numeri questo è molto improbabile tuttavia che anche un solo depositante chieda la restituzione di 200 milioni (la riserva della banca 1) è un evento probabilissimo se consideriamo che potrebbe acquistare un alloggio con tale quantità. Basta che anche un'altro solo depositante reclami il suo denaro (anche se fossero 1000euro) la banca 1 diventerebbe insolvente. Quindi chiederà prestiti ad altre banche che però avranno attuato lo stesso schema espansivo chi più chi meno, tutte comunque ad un certo punto dovranno attingere "dalla lupa" (BC). Cosicché che ci siano banche buone lo dubito caso mai direi "meno cattive", allo stesso modo confermo che anche le assicurazioni sono intrinsecamente insolventi. In tutti i casi come abbiamo detto relativamente alla possibilità di indebitarsi nel breve periodo ed espandere i crediti nel lungo riducendo artificialmente il tasso di interesse, sono le banche stesse a fomentare gli errori imprenditoriali, con tutte le conseguenze annesse, insolvenze dei debitori svalutazione degli asset carenze di liquidità e accumuli di debito. La comparazione con il free banking non tiene perché in quel caso il compito di coordinare il sistema interbancario era affidato ad una camera di compensazione che esplicava un ruolo completamente differente da quello di prestamista di ultima istanza e monopolista nella produzione della moneta. Per concludere il punto 3) non corrisponde esattamente alla realtà notoriamente vige la regola TBTF (too big to fail) quindi la via più probabile diventa o il riscatto o l' acquisizione di un gruppo da parte di uno più grosso.

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    1. Chi effettua un deposito bancario diventa un correntista della banca (cioè apre un conto corrente, c/c). Di conseguenza, il Tizio del suo secondo esempio è un correntista della banca 1. Quindi il caso di Tizio è uguale a quello dei correntisti del suo primo esempio, quelli che hanno dato un miliardo alla stessa banca 1. Tant'è che, sia nel caso del miliardo che in quello del 100 €, lei sostiene che la banca 1 sarebbe insolvente di fronte a richieste eccessive di prelievo. Anche da un punto di vista giuridico, il contratto firmato da Tizio è uguale a quello degli altri correntisti. Forse sto fraintendendo qualcosa, ma non riesco a capire cosa. Comunque era più una mia curiosità che un argomento necessario alla discussione.

      Ciò detto, la sua posizione sulle assicurazioni ("intrinsecamente insolventi") è coerente con quella sulle banche. Però la penso diversamente: entrambe le attività sono esposte a rischi singolarmente imprevedibili, ma statisticamente quantificabili, quindi l'insolvenza è una possibilità anziché un evento inevitabile. Noto comunque che la quasi totalità dei critici della RF non obbietta nulla agli schemi assicurativi (non mi risulta, per esempio, che Rothbard li abbia criticati, anzi!).

      Veniamo dunque alle questioni principali. Per semplicità, consideriamo un sistema privo di entità statali (come avevo fatto nel precedente commento, in cui mi riferivo solo a situazioni di free banking).
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      Dal punto di vista giuridico, chi ottiene un prestito (debitore) diventa il proprietario del denaro prestato. Ciò significa che lo può impiegare nella maniera che ritiene più opportuna. Il creditore perde la proprietà del denaro e, in cambio, ottiene un titolo di credito verso il debitore; tale titolo gli consente di riscutere denaro (in base a precise condizioni) dal debitore.
      Quindi il debitore può lecitamente spendere o prestare il denaro ricevuto. In particolare, può prestarlo anche a una scadenza più lunga di quella pattuita col suo creditore. Impedirgli di fare ciò sarebbe una violazione della sua proprietà. Peraltro non mi risulta che alcun economista austriaco abbia espresso critiche (dal punto di vista economico) riguardo a una simile situazione.

      Poiché s'è detto che i depositi bancari sono prestiti, la proprietà del denaro affidato alla banca non è più dei correntisti; è (appunto) della banca. I correntisti, in cambio, ottengono la moneta bancaria: un titolo di credito verso le riserve della banca. Il fatto che tale titolo possa essere riscosso in ogni momento dipende solo dal fatto che il prestito non ha scadenza determinata.
      Quindi non solo è lecito che la banca presti il denaro ricevuto, ma l'effetto economico di tale operazione non è diverso da quello del debitore che presta il denaro ricevuto dal creditore. E qui veniamo al tasso d'interesse. Consideriamo due casi che differiscono solo per un particolare, cioè la presenza o meno di riserva frazionaria.

      CASO (A)
      1000 persone hanno 10'000 € di risparmi a testa, cioè 10 milioni in totale. Ognuno tiene per sé 2'000 € e presta (con scadenza determinata a 1 anno) i restanti 8'000 a una banca. La banca concede prestiti a 1 anno per un cifra totale pari a 8 milioni.

      CASO (B)
      1000 persone hanno 10'000 € di risparmi a testa, cioè 10 milioni in totale. Ognuno li deposita in una banca a riserva frazionaria. La banca mette a riserva 2 milioni e presta i restanti 8 con scadenza a 1 anno.

      Il tasso d'interesse cala in entrambi i casi: a parità di tutto il resto, ci sono 8 milioni in più a disposizione per gli investimenti. Ma non solo: il tasso d'interesse è uguale in entrambi i casi. Essi sono identici in tutto, fuorché nel tipo di contratto tra risparmiatori e banca. La domanda di risparmi è perciò identica, e l'offerta (8 milioni) pure.
      Di conseguenza, il tasso è uguale. Eppure nel caso (A) la scadenza del finanziamento concesso alla banca è uguale alla scadenza dei suoi investimenti, mentre nel caso (B) no.

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  16. Piccolo addendum perché captare finanziamenti nel breve periodo e espandere crediti nel lungo determina una riduzione del tasso di interesse?. Semplice perché per ogni deposito generato attraverso i crediti le banche accresceranno le riserve nei conti presso la BC il nodo gordiano però è che ciò che va a riserva è solo una frazione dei risparmi totali ma questo basta per dare l' illusione che siano disponibili risorse finanziarie per supportare investimenti di lungo periodo. Nella realtà così non è....

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  17. Pensavo di aver chiarito tutti i punti ma vedo che non è così. Tanto per cominciare quando il depositante presta il denaro alla banca non trasferisce la proprietà ma la disponibilità di fatto la proprietà del deposito è del correntista ed è per questo che ha il diritto di riscuoterlo per intero (ovviamente pagando una piccola quantità per l'operazione) quando vuole non a caso si chiama deposito"a la vista". Non discuto sul fatto che tanto i correntisti della banca 1 quanto Tizio cedano la "disponibilità" del proprio denaro alle rispettive banche (non voleva essere una differenza nelle quantità), solo voleva essere un esempio per semplificare ma a quanto pare ha sortito l' effetto opposto. Sia nel caso del miliardo che nel caso di Tizio qual'ora si reclamassero i depositi una volta che le banche 1 hanno assolto i loro obblighi con le banche 2, si troverebbero in una condizione di insolvenza. Solo che per semplicità ho illustrato una situazione nella quale in un caso (il miliardo) i correntisti non hanno rivalso il loro diritto a prelevare i propri risparmi mentre Caio si e pertanto la banca di Tizio si è trovata in condizione di insolvenza. Ora è più chiaro dove volevo arrivare?. Che gli austriaci non considerino intrinsecamente insolventi le assicurazioni è una sua opinione basta leggere il libro del professor Huerta de Soto : "Dinero credito bancario y ciclo economico" ma anche negli articoli tradotti nel blog di Simoncelli ci sono svariati riferimenti alle assicurazioni. Riguardo al tasso di interesse c'è da fare qualche considerazione, non vi è dubbio che quanti più depositi capta una banca tanto più crescono le risorse finanziarie da destinare all' investimento. Ma come abbiamo detto risparmio investimento e consumo sono simultanei. Il caso che ho menzionato dei correntisti della banca 1 era un caso limite peraltro irreale dove si è solo risparmiato (da parte dei correntisti stessi) nella realtà un minimo di consumo c'è sempre. Allo stesso modo non tutti i risparmi automaticamente vengono investiti (vedi il materasso), la domanda di prestiti può essere espressa per il mutuo della prima casa o per qualche tipo di consumo. Quindi il tasso di interesse che si viene a formare in caso di coefficiente di cassa del 100% rifletterebbe le preferenze temporali della società e cioè indica che la società preferisce non detenere liquidità da spendere nell'immediato per avere benefici futuri. Quindi il tasso di interesse si abbassa e quanto maggiore è la proporzione e l'intensità del calo delle preferenze temporali tanto più risorse hanno le banche tanto minore diventa il rischio di isolvenze o di mancanza di liquidità. Nel caso della RF il tasso decresce vero, è anche vero che potrebbe raggiungere il livello del tasso naturale di mercato la domanda però è semplicissima: Sono cambiate le preferenze temporali della società? Sono cambiate le proporzioni relative fra consumo risparmio ed investimenti? La risposta è no. Ogni volta che una banca capta un deposito mette a riserva nel suo conto presso la BC una frazione di esso, e frazione dopo frazione ottenuta espande le sue riserve che apparentemente dovrebbero segnalare accumulo di sufficienti risorse che nella realtà non ci sono. Di fatto quando si arresta l' espansione creditizia si "distrugge moneta" nel caso di RF, perché nella realtà non esiste moneta fisica ma "scritturale".

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    1. Ribadisco che il contratto di deposito bancario prevede (ed è scritto nero su bianco sul contratto stesso) che il depositante ceda la proprietà del denaro. Infatti nei contratti di prestito la proprietà viene ceduta, e i prestiti a tempo indeterminato (quali sono i depositi bancari) non fanno eccezione. Ho spiegato che la possibilità di riscuotere dipende proprio dalla mancanza di una scadenza determinata; ciò non è quindi "prova" della mancata cessione del denaro.
      In alternativa (benché siano punti di vista equivalenti) consideri il deposito bancario come l'acquisto di moneta bancaria in cambio di moneta legale; la moneta legale viene ceduta (ceduta, come in un acquisto) in cambio di quella bancaria.

      Le cito due economisti austriaci a favore della prassi assicurativa: Robert P. Murphy ("La funzione sociale delle assicurazioni" https://mises.org/library/social-function-insurance ) e Murray N. Rothbard ("Società senza Stato" https://mises.org/library/society-without-state ). In entrambi gli articoli propongono l'impiego di assicurazioni. Dubito inoltre che De Soto sia contrario alle assicurazioni, visto che nel libro che lei cita ("Moneta, Credito Bancario, e Ciclo Economico" https://mises.org/system/tdf/Money_Bank_Credit_and_Economic_Cycles_De%20Soto.pdf?file=1&type=document ) a pagina 118 si dice che "[le assicurazioni sulla vita] rappresentano un esempio perfetto di vero risparmio, dove beni presenti sono scambiati per beni futuri". De Soto rifiuta di equiparare i depositi bancari con le assicurazioni, ma non mi pare che neghi la validità dei contratti assicurativi in un libero mercato.

      Nel merito del mio esempio, il caso (A) corrisponde a un coefficiente di riserva del 100 percento: non c'è riserva frazionaria, i risparmiatori prestano a scadenza determinata, non possono prelevare prima di 1 anno. Invece nel caso (B) c'è la riserva frazionaria. I tassi d'interesse dei due casi sono uguali o diversi? E perché? Rispondere a queste domande mi aiuterebbe a comprendere meglio il suo punto di vista in materia.
      Nella RF il consumo dei risparmiatori è limitato dalle riserve della banca; se essi tentano di consumare di più, la banca fallisce e devono quindi attendere il rientro dei prestiti concessi dalla banca. Sono "costretti" a non consumare (=risparmiare). Gli investimenti vengono fatti con la parte non tenuta a riserva, che corrisponde al risparmio dei correntisti.

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  18. Noto con certo rammarico che degli autori menzionati prende solo i concetti che le servono dato che nello stesso libro del professor de Soto nel capitolo dove si parla dei tipi di contratto (quanto prima le darò la pagina ora non lo ho di fronte) sottolinea che il depositante mantiene la proprietà ma trasferisce al banchiere la disponibilità. Il tutto nasce dal fatto che il deposito di un bene fungibile comporta la restituzione del bene della stessa natura e quantità percui se parliamo di olive ad esempio il proprietario del magazzino può disporre come crede delle olive di un proprietario ma quando questi le reclama l' unico problema del magazziniere è la restituzione dello specifico quantitativo di olive anche se sono di un altro agricoltore. Per quanto riguarda il discorso delle assicurazioni gli austriaci le ammettono in un intorno non inflazionistico dove gli asset non sono gonfiati artificialmente dato che i rendimenti ottenuti dai piani pensionistici o il capitale per la remunerazione dei sinistri sono ottenuti dagli impieghi in titoli azionari ed obbligazionari. Secondo lei può essere solvente un assicurazione cha si riempie il portafogli di bond greci?. Secondo lei è solvibile un'assicurazione vita che è garantita da uno strumento a leva finaziaria?. Giusto per citarne uno Poste vita garantita da uno swap in cui contrattualmente si specifica che il capitale versato può venire parzialmente o totalmente perso. Vabbè ma forse abbiamo altri parametri. Tornando al discorso della proprietà sono veramente sorpreso del fatto che cita l' articolo 1834 del codice civile quando la legislazione italiana (ma anche la costituzione) relativamente al diritto di proprietà è alquanto controversa. Ma ancora di più mi sorprende quando per un lato afferma che : " i depositi possono crescere fino ad un multiplo finito del deposito iniziale" che la somma massima dei debiti del settore bancario è quantitativamente superiore alla somma dei prestiti concessi e che i depositi sono convertibili in moneta. Domanda tutti i depositi sono convertibili in moneta legale? Lo stesso dicasi per l'oro in RF tutti i certificati di deposito sono convertibili in oro? Perché gli austriaci è proprio questo che contestano. Oltretutto le banche oltre alle riserve obbligatorie dovrebbero (per lo meno quelle più affidabili) tenere in riserva delle quantità addizionali (non obbligatorie per legge) giusto per sicurezza. Ripeto sui tassi la creazione di nuovi depositi attraverso la RF non è il risultato di un cambio delle preferenze temporali, ciò non toglie che i tassi possono equipararsi. La differenza sta nel fatto che con un coefficiente di cassa del 100% il rischio di disallineamento fra offerta e domanda è nettamente inferiore o nullo ed inoltre sono disponibili sufficienti risorse finanziarie per sostenere specifici investimenti di lungo periodo. Lo stesso non si può dire in casi di espansione creditizia dovuta alla RF. Spero almeno che non abbia da obiettare che Murray Rothbard e Lyonel Robbins vedano nella RF buona parte del problema (d'altra parte come per DeSoto Philip Bagus etc etc.)

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    1. Il mio obiettivo specifico era confermare quanto avevo affermato: che gli economisti austriaci non hanno nulla contro l'attività assicurativa. Per evitare qualsiasi fraintendimento, avevo anche chiarito che mi riferivo a situazioni di libero mercato (quindi l'obiezione dei bond greci esula dal contesto che avevo delineato). Mi sembra di aver avvalorato la mia affermazione.
      Il fatto poi che De Soto e Rothbard difendano gli schemi assicurativi e critichino invece la RF è un'altra questione, su cui - a parer mio - loro hanno torto. Infatti avevo spiegato come sia incoerente tacciare di insolvenza le banche ma non le assicurazioni, dal momento che entrambe le attività corrono il medesimo rischio: troppe richieste in contemporanea. Se si vogliono accusare di insolvenza le banche, perlomeno bisognerebbe citare qualcosa che non sia applicabile anche al caso delle assicurazioni.
      Per esempio, consideriamo ciò che ha scritto nel suo ultimo commento. Il fatto che i depositi siano convertibili in moneta legale significa che le banche si impegnano a farlo su richiesta; non implica che possano farlo all'istante per tutti i depositi. Analogamente, il fatto che le assicurazioni risarciscano gli assicurati significa che le assicurazioni si impegnano a farlo su richiesta; non implica che possano farlo all'istante per tutti gli assicurati.

      Nel mondo attuale la legge statale disciplina tutti i contratti, compresi i depositi bancari. Fatto sta che nessuno obbliga ad aprire un c/c, per cui chi accetta di farlo accetta le regole che sono scritte nel contratto, anche se sono imposte per legge. Comunque capisco benissimo che la legge statale sia indesiderabile, e proprio per questo avevo intavolato il discorso nel contesto di un libero mercato - niente Stato, niente BC, niente leggi, etc. Se in un libero mercato il contratto tra banca e risparmiatore prevede la cessione della proprietà del denaro, vuol dire che la banca ottiene la proprietà del denaro per tutto il tempo che intercorre tra il deposito ed il prelievo.

      Mi par di capire che, relativamente al mio esempio numerico, lei concordi nel dire che i tassi d'interesse si equivalgono. Quindi, se non si genera un ciclo boom&bust nel caso (A), non si genera neanche nel caso (B).
      In particolare, nel caso (B) i depositanti si astengono giocoforza dal consumo per una cifra pari almeno a 8 milioni; nel loro insieme (ma non singolarmente) essi rinunciano al consumo in cambio dell'interesse corrisposto sui depositi della banca. Nel caso (A) fanno la stessa cosa- rinunciare al consumo in cambio di un interesse - ma a livello individuale. I motivi per cui lo fanno nei due casi possono essere diverso, ma l'effetto economico è lo stesso.
      Certo non dubito che il caso (A) sia meno rischioso per la banca, infatti essa percepisce un utile minore rispetto al caso (B).

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  20. È che io leggendo il suo blog rimango un po' perplesso perché se da un lato condanna il sistema pensionistico ripartitivo perché basato su una frode equiparabile allo schema Ponzi non condanna la frode di banche ed assicurazioni che seguono lo stesso schema. Che la sua posizione fosse monetarista questo mi era chiaro da principio ed è per questo che trovo un po' azzardato che mi venga a parlare lei degli austriaci ed in particolare dei paleolibertari come Rothbard il quale scrisse più di una recensione non proprio positiva su Friedman. Comunque queste son quisquilie andiamo al sodo lei afferma"...fatto sta che nessuno obbliga ad aprire un c/c)" e per esperienza diretta questo non è così vero di fatto in Germania per lavorare che si tratti di pubblico o privato si esige un c/c. Non mi venga poi a dire che la gente accetta le condizioni del contratto dato che anche un professionista dopo dieci secondi di lettura gli si fanno gli zebedei quanto la cappella Sistina. Per curiosità lei conosce il core Tier della sua banca?. Riguardo al consenso è molto facile ottenerlo quando attrai la gente con la promessa di un interesse. Lo stesso principio si applica al reddito di cittadinanza che ha smontato nel suo blog. La gente cade nella tela del ragno attirata da qualche beneficio " a regalo" che però in questo caso è l'interesse sul deposito. Insisto sul fatto che nel caso di diminuzione del tasso di interesse dovuta ad un espansione inflazionistica il ciclo boom e Bust si innesca perché l'interesse non è il riflesso delle preferenze temporali ma un alterazione delle leggi di mercato. Poi lei può continuare a pensare ciò che vuole ma al di là degli esempi di Tizio e Caio non ha fornito alcuna teoria elaborata come quella austriaca del ciclo che di fatto continua a verificarsi incluso ultimamente negli USA è in crescita una nuova bolla immobiliare francescosimoncelli.blogspot.it/

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  21. Comunque per correttezza cercherò di essere più chiaro relativamente alla variazione dei tassi. Nel caso del 100% di coefficiente di cassa le riserve delle banche custodirebbero il totale del risparmio, nel caso di RF le riserve detengono una frazione del risparmio come ho già detto ogni frazione addizionale è ottenuta dalla moltiplicazione di un singolo deposito. In passato neanche i banchieri al principio compresero come poterono ottenere tanti profitti. Quindi in ambo i casi il tasso di interesse si abbassa ma perché segnala un aumento dei risparmi solo che nel primo caso è effettivo nel secondo non sono sufficienti a coprire gli obblighi della banca mi pare che più chiaro di così non si può

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    1. Condanno il sistema pensionistico statale perché è un sistema coercitivo; inoltre, per come viene gestito, è effettivamente simile a uno schema di Ponzi.
      La RF invece si basa su contratti volontari. In merito alle sue affermazioni:
      - Il fatto che un'azienda privata richieda un c/c al suo dipendente non è, di per sé, un atto coercitivo; nessuno obbliga a lavorare per quell'azienda. Se invece l'obbligo è imposto dallo Stato su tutte le aziende, allora lei dovrebbe chiedere di abolire tale obbligo legale (e non la RF). Comunque ribadisco che, proprio per evitare questo tipo di obiezioni, ho impostato il discorso su situazioni di libero mercato.
      - Il fatto che la maggior parte delle persone scelga di non leggere le clausole dei contratti che firma non inficia la validità di quei contratti. Altrimenti si potrebbe annullare qualsiasi contratto semplicemente dicendo "non l'ho letto"!
      - Una banca convince i suoi cliente pagandoli di tasca propria, coi suoi ricavi, mentre il reddito di cittadinanza verrebbe imposto dai politici e verrebbe pagato tramite prelievi coercitivi (tasse). Non mi sembra perciò che le due situazioni siano analoghe.
      Peraltro la RF non rispecchia la definizione di "schema Ponzi" ( http://www.treccani.it/enciclopedia/ponzi-game_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/ ). Le caratteristiche di quest'ultimo sono:
      - ingannare i risparmiatori in merito alle operazioni svolte;
      - necessità di ampliare continuamente la clientela.
      Le banche non nascondono la natura delle loro operazioni, e non hanno necessità di avere sempre più clienti. Fissato un certo numero di clienti, la banca può praticare la RF senza alcun bisogno di ampliarlo.

      Ci tengo a precisare che non sono un monetarista. Ritengo valida la spiegazione austriaca del ciclo economico: espansione del credito in assenza di un pari aumento dei risparmi reali, con conseguente diminuzione del tasso d'interesse rispetto a quanto sarebbe stato altrimenti. Come alcuni austriaci (i free bankers) ritengo però che un sistema di free banking non possa innescare tale ciclo. Infatti ho impiegato degli "esperimenti mentali" per dimostrare che:
      - i prestiti delle banche sono sempre finanziati dal risparmio reale (astensione dal consumo) dei depositanti;
      - il tasso d'interesse nel sistema a RF è (ceteris paribus) uguale a quello di un sistema a riserva intera.
      Quindi, dal mio punto di vista, ho giustificato la mia posizione. Ripeto: non nego la teoria austriaca, ma il modo in cui una parte degli austriaci la applica.

      PS: la "moltiplicazione dei depositi" dipende dal fatto che altre persone risparmiano e depositano i loro risparmi in una nuova banca. Se chi riceve la moneta prestata dalla prima banca non la risparmiasse, non ci sarebbe alcun deposito addizionale.

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  22. Fermo restando che la legge non ammette ignoranza il dato di fatto è che mediamente la popolazione non ha la sufficiente formazione per comprendere un linguaggio così tecnico e pertanto non legge le clausole e per inciso non li sto giustificando. Riguardo al c/c mi riferivo al caso 2relativo alla regolamentazione. Che le banche non nascondano la natura delle loro operazioni non ne sarei tanto sicuro altrimenti non si spiegherebbe come banche grosse e piccole insolventi siano saltate fuori tutte insieme. Probabilmente la Treccani non contempla la RF nello schema Ponzi ma a parer mio qualche somiglianza c'è. Comprendo e condivido la sua posizione sul free banking, la realtà però è che attualmente il sistema bancario non è libero, il cartello delle banche centrali non ha un ruolo da poco. Non mi dilungo ulteriormente la saluto ringraziando la sua disponibilità

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    1. Grazie a lei per gli interessanti spunti di riflessione!

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  23. Solo faccio una piccola osservazione all' ultimo punto : "la moltiplicazione dei depositi dipende dal fatto che altre persone risparmiano e depositano i loro risparmi in una nuova banca. Se chi riceve la moneta prestata dalla prima banca non la risparmiasse non ci sarebbe alcun deposito addizionale". Il punto è che se Tizio ha risparmiato e Caio chiede un prestito non è detto che sia per investire/risparmiarli. Di fatto Caio può immediatamente spenderli per consumi. Giusto per fare un appunto nei CDO americani come sottostante non c'erano solo mutui con varie categorie meritorie di solvenza ma anche prestiti per acquistare auto e carte di credito per studenti. E con questo mi licenzio

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