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domenica 5 ottobre 2014

Basi di economia (1/6) - incentivi & trade-off

Prima di commentare (e soprattutto criticare!) le varie proposte economiche di cui sentiamo parlare, è bene fare un ripasso sui principi fondamentali di economia. Il motivo è semplice: se una teoria li viola, la si può tranquillamente cestinare.


Ognuno tende a fare ciò che ritiene migliore per se stesso (e a non fare ciò che ritiene peggiore). E' naturale che una persona cerchi di stare bene e, possibilmente, migliorare le proprie condizioni. Ognuno persegue i propri fini, il proprio interesse [1]. In particolare, una parte cospicua dell'attività umana consiste nel migliorare le proprie condizioni materiali, cioè di avere più beni e servizi per soddisfare i propri desideri. Poiché le persone hanno questo obiettivo, agiscono in base agli incentivi che ricevono: se l'incentivo soddisfa i loro desideri a un costo ragionevole, le spinge a comportarsi in una certa maniera [2]. I desideri, gli incentivi e "ciò che si ritiene migliore" sono elementi soggettivi, cioè riflettono il modo di essere e di pensare di ogni singola persona.

I desideri da soddisfare sono potenzialmente infiniti: cibo, case, automobili, libri, CD musicali, etc. Purtroppo i beni e i servizi non cadono dal cielo, né si creano dal nulla. C'è bisogno di lavoro umano per produrli. Se un'ora di lavoro (dato un certo livello di tecnologia produttiva) è in grado di produrre un certo numero di beni/servizi, allora abbiamo quello che si chiama trade-off. Infatti, se si vogliono più beni/servizi, bisogna lavorare più ore; se si vuole lavorare meno, bisogna rinunciare a qualche bene/servizio. Solo grazie allo sviluppo della tecnologia o a una migliore organizzazione del lavoro si possono produrre più cose a parità di lavoro umano (cioè lavorando lo stesso numero di ore).

Un altro trade-off è dato dalla scarsità delle risorse. Per produrre beni/servizi, bisogna avere dei mezzi di produzione: manodopera e capitale (inteso non come quantità di denaro, ma come quantità di materie prime e macchinari disponibili). La quantità di manodopera e di capitale è finita, cioè limitata (o non infinita). Data una certa popolazione, c'è un numero limitato di persone in grado di lavorare. C'è un numero limitato di materie prime e di macchinari. Questo concetto si riassume dicendo che "le risorse sono scarse". Questo è importante, perché impiegare dei mezzi di produzione nel progetto A significa impedirne l'utilizzo nel progetto B. Facciamo un esempio:

RISORSE: 20 kg di legna, macchine utensili, falegname
PROGETTO A: produzione di un tavolo
PROGETTO B: produzione di una sedia

Se si sceglie di portare a termine il progetto A, si ottiene un tavolo - ma si rinuncia contemporaneamente ad una sedia. Gli economisti parlano di costo opportunità: nell'esempio, il costo opportunità del tavolo è dato dalla mancata sedia. Perciò conviene scegliere il progetto con il costo opportunità (da noi giudicato) migliore, cioè il progetto più utile; se è maggiormente utile avere un tavolo in più, allora è meglio portare avanti il progetto A.

Direi che è abbastanza per un singolo post; il resto verrà a breve (spero). Comunque è bene sottolineare che questi concetti non sono teorie, ma constatazioni. Si tratta di buon senso, insomma! Purtroppo non tutti lo applicano, come ho avuto modo di appurare in qualche occasione.

Weierstrass

Qui la seconda parte.

[1] Questo non esclude, ed anzi include, azioni che aiutino altre persone. Il volontariato, le donazioni, etc beneficiano chi le riceve, ma appagano anche chi le fa. Ricevere la gratitudine di un'altra persona o sentire di "aver fatto la cosa giusta" sono incentivi tanto quanto ricevere una somma di denaro. Ovviamente non tutti valutano alla stessa maniera un certo tipo di incentivo: per alcuni è più importante la gratificazione morale data da una buona azione, piuttosto che un assegno da 1000€. Per altri è vero il contrario.

[2] Per esempio, lo stipendio è un incentivo a lavorare. Una persona può lavorare e ricevere uno stipendio, oppure può non lavorare. Se l'incentivo (cioè lo stipendio) è sufficientemente alto, la persona sceglie di lavorare. Se non è sufficientemente alto, la persona sceglie di non lavorare.

3 commenti:

  1. Come disse Margaret Thatcher: "The wealth of Nations comes from the boundless energies and enterprise of individuals determined to improve their lot". Mi domando se quests filosofia e le politiche degli esecutivi thatcheriani possano avere seguito nella nostra Nazione.

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    1. Mi sembra che manchi il retroterra culturale per accoglierle. Molte persone si rendono conto che "qualcosa non va" nella gestione pubblica e nelle politiche italiane, ma poche riescono a trarne le dovute conseguenze. Nell'opinione pubblica sono profondamente radicate idee contrarie al libero mercato. Questo non significa che sia impossibile o che si debba rinunciare: le idee della gente cambiano, soprattutto in periodi di crisi. Speriamo che cambino in meglio.

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    2. Penso che stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione di tutto il sistema, e per compierla sarebbe necessario l'appoggio convinto e più ampio possibile della gente per la formazione di un governo forte e stabile, non di coalizione che possa intervenire in primo luogo nella rivisitazione della seconda sezione della Costituzione (e in particolar modo i poteri dell'esecutivo;le autonomie etc.) per poter intervenire nell'Amministrazione Pubblica e applicare politiche di stimolo dell'offerta (supply side economics). Voglio dire, per introdurre le idee del libero mercato nel nostro Paese, bisognerebbe rivoltarlo come un calzino!

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